Tappi o rifiuti?

Un disastro ambientale. Le manovre dei politici. La disperazione della gente di Napoli. I risultati concreti di chi, nel frattempo, si dà da fare.
Rifiuti a Napoli

Chi parla del ritorno dell’emergenza rifiuti a Napoli e in Campania sbaglia. I problemi di gestione della raccolta della spazzatura, in questa regione, non sono mai finiti. L’emergenza non è stata superata e i sacchetti non sono spariti, se non per qualche settimana. Ma grazie all’esasperazione della gente e ai “soliti” atti vandalici, negli ultimi giorni Napoli è tornata alla ribalta nazionale. Il commissario Bertolaso ha parlato di episodi inquietanti, il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano ai microfoni di Studio Aperto ha ipotizzato «un’attività coordinata delle organizzazioni camorristiche».

 

La realtà, però, è che nonostante impegni e promesse la città è di nuovo sommersa dai rifiuti e, mentre i sacchetti si accumulano, qualcuno ne approfitta per cominciare in grande stile la campagna elettorale per la conquista del Comune di Napoli. Nel 2011, al termine del secondo mandato, il sindaco Rosa Russo Iervolino uscirà di scena e mentre il Pd è alla ricerca di un nome forte, la destra prova a espugnare l’ultima roccaforte del centrosinistra, dopo aver conquistato Regione e Provincia, usando proprio l’arma del malcontento che ha fatto uscire di scena l’ex governatore Antonio Bassolino.

 

Ma proviamo a capire la disperazione della gente. Concentriamoci, stavolta, non sui raid incendiari contro gli automezzi e i campi rom della città, ma sulla protesta di madri e padri di famiglia che, a Terzigno, vogliono impedire l’apertura della seconda discarica che andrà ad ammorbare il Parco nazionale del Vesuvio. La prima cava era stata visitata nei mesi scorsi dalla delegazione inviata dal Parlamento europeo e guidata dall’olandese Judith Merkies che, scavando a mani nude nei cumuli di spazzatura, aveva personalmente appurato la presenza di materiale non selezionato e finanche pericoloso. Dopo tre giorni di sopralluoghi in tutta la Campania, aveva ifine dato ragione alla popolazione.

 

Come se non bastasse, la scorsa estate, proprio in queste aree, note per il terreno fertile e la produzione del famoso vino Lacryma Christi, la Guardia di finanza e la polizia ambientale hanno scoperto un illecito traffico di rifiuti tossici. Materiali pericolosi (almeno 6 mila tonnellate) interrati nei campi, che hanno inquinato la falda acquifera e contaminato le coltivazioni dell’area compresa tra Boscoreale, Poggiomarino e Striano. Un disastro ambientale, che può avere effetti molto dannosi sulla salute della gente.

 

L’esasperazione per l’imperitura emergenza rifiuti, tuttavia, non produce soltanto cortei, scioperi e atti vandalici più o meno orchestrati dalla criminalità organizzata o da qualche esponente politico esagitato. In provincia di Napoli c’è anche chi ha approfittato di una situazione di degrado per aiutare gli altri. Era il 2007 quando Don Angelo Losco, parroco della Chiesa di San Sossio, a Somma Vesuviana, ha lanciato il progetto “Un tappo per amare”. «Un’iniziativa – spiega il sacerdote – che voleva, nel contempo, dare una risposta all’emergenza spazzatura e proporre una cultura del dare, una cultura della condivisione e della reciprocità, per creare una rete di solidarietà a favore dei popoli più svantaggiati».

 

Ma perché raccogliere solo i tappi? Sul sito della parrocchia (chiesasansossio.it/un-tappo-x-amare) viene spiegato che, se raccolti e riciclati separatamente dalle bottiglie, hanno un valore specifico maggiore e provocano un minore inquinamento ambientale. Attraverso il coinvolgimento di scuole, associazioni, aziende e singoli cittadini, anche di altre regioni, il progetto non si è mai fermato e, anzi, è stato imitato da altre parrocchie. Grazie all’iniziativa di don Angelo, è stato finora possibile effettuare numerose adozioni a distanza in Pakistan, Perù, Albania, nonché sostenere progetti a favore delle famiglie in Italia, Vietnam, Africa e America Latina.

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