Tappa a Napoli per l’arte povera

La corrente artistica nata ad Amalfi nel 1968 torna alle sue origini al Museo Madre nel capoluogo partenopeo. Terra, legno, ferro, stracci compongono una singolare poetica figurativa
Museo Napoli

Ci sono i Pali rosa di Kounellis, la Tenda di lampadine di Pistoletto e il Monumento di stracci. L’Italia rovesciata di Luciano Fabro fa compagnia a I bachi da setola di Pino Pascali, che avanzano. accanto a Le lance e le scarpette di ferro di Mario Merz. Sono solo alcune delle opere storiche facenti parte di quel movimento artistico denominato Arte Povera, che ricostruiscono uno degli eventi piu’ importanti della fine degli anni ’60: quello svoltosi negli antichi Arsenali di Amalfi nell’ottobre del 1968.

 

La corrente artistica nacque nell’ambito dell’arte concettuale in aperta polemica con quella tradizionale, della quale rifiutava tecniche e supporti per fare ricorso a materiali "poveri" come terra, legno, ferro, stracci, plastica, scarti industriali, materiali quindi “non artistici”, “poveri” appunto. Gli oggetti colti nella loro immediata espressività sono proposti in stretto rapporto con l’ambiente o con “azioni” dell’artista. Quarant’anni fa l’allora ventottenne storico dell’arte Germano Celant, fu chiamato dalla giovane coppia di collezionisti salernitani Marcello e Lia Rumma, a curare “Arte Povera più Azioni Povere”, tappa fondativa del movimento che rinnovò l’immaginario artistico dell’Italia degli anni Sessanta aprendosi ad una prospettiva internazionale.

 

Una rassegna nella quale lavori, installazioni, performances e dibattiti contribuirono a forgiare l’identità di un’arte destinata ad uscire dai territori tradizionali in favore di un intervento diretto nella vita e nel sociale. Nei suggestivi spazi della chiesa trecentesca Donnaregina Vecchia, nel Museo Madre di Napoli, la mostra costituisce la settima tappa della serie di esposizioni in corso in alcuni tra i più prestigiosi musei italiani:  una "maratona" dell’Arte Povera che unisce nord e sud del Paese snodandosi, fino ad aprile, tra Bologna, Castello di Rivoli, Milano, Bergamo, Bari e Roma. E’ un’esperienza artistica insolita ma ancora attuale nella carica propulsiva della sua poetica. Accanto ai già citati artisti, nella rassegna napoletana vi sono opere storiche di Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Gianni Piacentino, Gilberto Zorio, Pierpaolo Calzolari e Giuseppe Penone, in alcuni casi installate per la prima volta ad Amalfi.

 

Arte Povera più Azioni Povere, 1968, Napoli, Museo Madre, fino al 20 febbraio.

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