Tanti eroismi per una tragedia

Anatolij Korol, ucciso a 37 anni mentre cercava di sventare una rapina nel napoletano, è stato definito un "eroe civile" e tale è stato davvero. Ora, però, servono altri eroismi, da parte di tutti, affinché il suo sacrificio non risulti vano
Disperazione per la morte di Anatolij Korol durante una rapina nel napoletano

È stato eroismo, e su questo non si discute. Anatolij Korol, 37 anni, è morto sabato scorso, all’interno di un supermercato in provincia di Napoli, mentre cercava di bloccare uno dei due malviventi entrati con le armi in pugno per farsi consegnare l’incasso. È morto come un eroe. Non c’è stato guadagno, per lui. Solo proiettili e altri colpi ancora, sferrati con una penna, forse, per finirlo quando già era a terra. È stato, quello di Anatolij, un sacrificio partito dal cuore, che lo ha spinto a lasciare nel carrello con la spesa, fuori dal negozio, la figlia di un anno e mezzo per cercare di aiutare i cassieri che aveva appena salutato, nel supermercato della catena Piccolo, a Castello di Cisterna.

 

«Non doveva farlo», ha ripetuto la moglie Nadija, disperata. Ora, accanto a lei, non ci sarà più il marito ad aiutarla a crescere le loro due figlie. Ora, però, forse, la comunità, che già apprezzava questi due lavoratori (operaio lui, collaboratrice domestica lei), potrà cercare, per quanto possibile, di sostituirlo, almeno nel sostegno economico, non solo a breve termine. Anche questo potrebbe essere una forma di eroismo? A dire il vero, da questo punto di vista, le disponibilità non mancano. Il Comune di Castello di Cisterna pagherà i funerali e proclamerà il lutto cittadino. Il proprietario della catena dei supermercati Piccolo si è impegnato a sostenere economicamente la donna e le sue figlie: «La famiglia di Anatolij ora è anche la mia», avrebbe detto dopo le condoglianze alla vedova. «È stato un eroe civile», ha detto di lui il governatore della Campania De Luca.

 

Il gesto di Anatolij ha avuto una rapida risonanza mediatica. Certo, se fosse stato lui l’assassino (di cui ancora non si conosce l’identità), la notizia sarebbe balzata in prima pagina. Ma l’eroe ucraino fa poca notizia e va contro i cliché, soprattutto quando in tanti, politicamente e non solo, proprio facendo leva sulla “paura dello straniero” lucrano e ottengono riconoscimenti. Eppure, nemmeno tanto lontano da casa nostra, “gli stranieri” siamo anche noi: basta guardare al Nord, in Gran Bretagna, dove si sta pensando di chiudere le frontiere agli italiani

 

La rapina di Castello di Cisterna, comunque, ha riportato l’attenzione anche sulle difficili condizioni di lavoro che, purtroppo, sussistono nel napoletano. Qui, lavorare onestamente, a volte, può diventare un atto eroico. Da queste parti proprietari dei negozi, commessi e cassieri sanno bene che alle rapine non si reagisce. Chi ci ha provato, Pasquale Prisco, 28 anni, lo scorso mese di marzo, è morto, ucciso dai malviventi, lasciando moglie e figli piccoli a piangerlo. Forse, allora, Anatolij avrebbe dovuto chiamare le forze dell’ordine? Il comando dei carabinieri, del resto, è proprio a Castello di Cisterna. Oppure, forse, avrebbe potuto mettere al sicuro la figlia, pensando alla sua famiglia? Oppure, oppure, oppure…

 

L’eroe, si legge tra le definizioni del dizionario Treccani, è anche “Chi dà prova di grande abnegazione e di spirito di sacrificio per un nobile ideale”: ecco chi era Anatolij Korol. La grandezza di questo uomo è racchiusa nell’aver agito per il suo prossimo che, in quel preciso momento, era in pericolo. Non ha pensato alla figlia, all’opportunità del gesto, alla famiglia. Ha pensato a chi era in difficoltà e per questo, ora, la comunità tutta deve pensare a sua moglie, alle sue figlie, perché Anatolij ha lasciato un esempio di amore gratuito, che si sacrifica fino alla morte.

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