Tania, la droga e la scelta di rinascere
«Vedevo intorno a me chi portava i figli a scuola, chi andava al cinema, un po’ mi rendevo conto che c’era un’altra vita possibile. Ma è stata soltanto la paura di morire a portarmi a chiedere aiuto». Tania, originaria della provincia di Fermo nelle Marche, oggi ha 28 anni. Aveva fumato il suo primo spinello all’età di 14 anni; a 16 anni aveva provato la cocaina, e a 17 l’eroina. A 18 anni, fra le crisi epilettiche e due collassi, si era ritovata ad un passo dalla morte.
Tania ha dovuto lavorare molto su di sé in questi anni, in un cammino che le è costato fatica e impegno: «In comunità ho concluso la scuola dell’obbligo e ho instaurato relazioni vere. Il passaggio fondamentale per me è stato quello di riscoprire me stessa, di ritrovare l’autostima, di vincere l’imbarazzo nelle relazioni con gli altri».
C’è stata anche Tania, il 26 dicembre a Rimini, fra i 100 giovani che hanno celebrato il Riconoscimento del cammino compiuto contro le dipendenze patologiche, concluso nel 2018 nelle strutture terapeutiche della Comunità Papa Giovanni XXIII.
Nella Parrocchia della Resurrezione, che fu di Don Oreste Benzi, circa 300 familiari hanno stretto la mano ai propri figli ritrovati: circa 70 dall’Italia e 30 dall’estero i ragazzi che hanno concluso il cammino quest’anno.
In tantissimi hanno fatto uso di droghe nella prima adolescenza: Andrea di Genova ha scoperto la cocaina a 17 anni; Giuseppe di Brescia ha provato l’hashish a 14 anni. Ed è lì che è inizia la spirale verso il vuoto: nascosti dall’apparenza di lavori normali (Andrea era addetto al controllo qualità di un’importante azienda automobilistica, Giuseppe era un autotrasportatore internazionale) l’esperienza della solitudine porta ad un uso di sostanze sempre nuove.
Molte delle nuove vittime di dipendenze si trovano alle prese con il problema della poliassunzione di sostanze a cui si affianca sempre più spesso la dipendenza dal gioco d’azzardo, dall’alcol o altro. Il percorso di recupero dura in media 3 anni ed è costituito da 3 fasi: l’accoglienza, la comunità, il rientro. La prima festa del Riconoscimento è stata celebrata da don Orenze Benzi nel 1995.
Bartolomeo Barberis, referente per le dipendenze della Papa Giovanni XXIII, spiega la proposta educativa della Comunità: «La liberazione da tutte le forme di dipendenza patologica, sia da sostanze stupefacenti che da comportamenti devianti, è completa solo quando l’individuo si apre ad una ricerca autentica della relazione con l’Assoluto».
Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità, siè rivolto con un augurio ai ragazzi a fine programma: «Siete giovani che nel cammino di liberazione dalle dipendenze avete scoperto i vostri talenti, ora sappiate metterli a frutto per il bene comune e dei più poveri».
E così faranno Tania, che sogna di studiare scienze dell’educazione, Andrea che è diventato riferimento di una comunità terapeutica, Giuseppe, che partirà come missionario della Comunità Papa Giovanni XXIII fra i senza fissa dimora di Bucarest in Romania.