Talitakum: con i giovani in periferia

Un progetto educativo di sostegno ai giovani e alle loro famiglie nell’hinterland di Montevideo.
Centro per giovani "Talitakum"

Il Cerro di Montevideo è la parte più alta della capitale dell’Uruguay a 132 metri sul livello del mare. In cima si trova la Fortaleza, fortezza costruita nel 1808, ora museo, dalla quale si apre uno stupendo panorama sul porto della città.

Dall’alto della collina si nota che il quartiere del Cerro presenta alcune aree difficili e di degrado. Da molti decenni i Missionari OMI sono a servizio della gente della parrocchia San Rafael, una delle chiese dell’esteso sobborgo.

Il contesto

Le periferie delle grandi città presentano spesso gli stessi sintomi: strade sconnesse, discariche a cielo aperto, vitalità, autobus a tutte le ore del giorno e della notte. Montevideo è una città di un milione e mezzo di abitanti, la metà della popolazione dell’intera nazione. Il Cerro è composto da costruzioni basse, la gente discende da immigrati europei: Spagna, Italia e altre nazioni del vecchio continente.

All’inizio del diciannovesimo secolo la vita in Europa era abbastanza difficile. Inoltre i due conflitti mondiali avevano spinto molte persone ad emigrare in Uruguay e in molti altri stati del sud America. Oggi i discendenti degli europei non parlano più le lingue dei loro genitori o nonni, ma i cognomi e alcune usanze sono tracce evidenti della loro origine.

Pare che il Cerro (letteralmente ‘collina’) abbia dato anche il nome alla città di Montevideo. Secondo una tradizione, infatti, il nome deriverebbe dall’esclamazione di un marinaio portoghese di una spedizione di Magellano, che, all’approssimarsi della costa, avrebbe esclamato: “Monte vide eu” (Io vedo un monte).

Naturalmente il Cerro non è incluso nei pacchetti turistici che portano invece i visitatori sulla Rambla (il lungomare) oppure sul tragitto Montevideo-Punta del Este.

La parrocchia, animata dai missionari Oblati di Maria Immacolata, fronteggia ogni giorno numerose sfide: la povertà della gente, l’educazione alla fede e la mancanza di valori nelle famiglie, un territorio molto vasto che ha portato alla costruzione di alcune cappelle.

Il progetto

Annesso alla parrocchia, opera il Collegio San Rafael, una scuola primaria frequentata da molti bambini del quartiere. Le maestre portano avanti un progetto educativo molto chiaro con obiettivi concreti.

Nell’agosto 2007 nacque un altro polo educativo: il Centro Talitakum per ragazzi dai 13 ai 19 anni. Ospita attualmente una quarantina di giovani, provenienti dalla difficile realtà del quartiere, con famiglie alle spalle a volte difficili o inesistenti.

Veronica Amaro, uruguaiana, 38 anni, consacrata delle Cooperatrici Oblate Missionarie dell’Immacolata (COMI) ci spiega questo progetto.

“Talitakum è nato da un sogno, da una speranza coltivata nel cuore di molti di noi che in vari anni hanno visto crescere i giovani del Cerro, emarginati e lontani da una dignitosa possibilità di sviluppare le proprie capacità umane e intellettuali. L’Uruguay non è sfuggito agli effetti peggiori della globalizzazione.

Lo dimostra la crisi economica a livello regionale e locale del 2002, che ha accentuato il processo crescente di emarginazione sociale, il quale colpisce soprattutto la popolazione infantile e i settori più poveri della nostra società. Situazione che deriva dal mancato rispetto dei diritti fondamentali dell’infanzia.

Il lavoro del Centro ha una finalità di carattere sociale, essendo destinatari dell’azione formativa quegli adolescenti che hanno abbandonato il sistema educativo formale. Il nostro obiettivo in questo cammino è che questi ragazzi possano reinserirsi nel percorso formativo formale e al tempo stesso offrire loro una formazione professionale”.

Costruire relazioni nuove, autenticamente umane, è forse una delle chiavi per capire Talitakum: “Quando una persona arriva al Centro – continua Veronica – la salutiamo con un bacio e la guardiamo negli occhi, domandiamo come sta e aspettiamo la risposta. All’inizio c’è una certa resistenza a questo modo di dare il benvenuto, un po’ per sorpresa, o per mancanza di abitudine o per vergogna… Oggi sono loro che vengono a salutarci e raccontarci le ‘novità della famiglia’. Ma anche il sostegno umano e psicologico alle fragilità dei ragazzi è una frontiera di impegno quotidiano”.

I giovani adolescenti che frequentano il Centro Talitakum sono come i ragazzi di ogni parte del mondo: alla ricerca di un’identità e di una speranza per il loro futuro. “Si offre anche un servizio di orientamento sociale e psicologico che permette l’avvicinamento delle famiglie – dice ancora Veronica -. Vengono preparati all’ingresso nel mercato del lavoro, stimolandoli e offrendo loro le principali nozioni relative alle varie aree di apprendimento: informatica, lavorazione del ferro, taglio e cucito, cucina, elettricità, sport, espressione plastica, e anche un appoggio scolare per le materie di base. Anche il corso di formazione cristiana è importante per la crescita di questi adolescenti, perché vorremmo avvicinarli alla fede e al carisma oblato”.

Un’anima sola

Vivere con questi giovani richiede convinzioni e motivazioni molto chiare. Le occasioni per demotivarsi o per rinunciare possono essere sempre dietro l’angolo. Tutto il progetto Talitakum ha un’anima che lo sostiene e che viene rinnovata quotidianamente dagli operatori del Centro.

“Mi piace sottolineare come la nostra ‘forza’ si costruisce sulle debolezze di ognuno, se riusciamo a restare uniti, mettendo in campo l’umiltà, la trasparenza, il rispetto delle opinioni e punti di vista diversi, il saper perdere ‘la mia’ idea. Nessuno è maestro – afferma Veronica -, nessuno ha la ‘soluzione’ e questo ci aiuta a dipendere positivamente dalle capacità dell’altro.

Personalmente vivere quotidianamente l’impotenza di fronte alla vita difficile di un alunno di Talitakum mi porta direttamente a Maria, a cercare la volontà di Dio, ad agire con carità, a fare il minor male possibile.”

È evidente, visitando il Centro, quanto sia importante anche un buon rapporto di comunione tra le persone che vi lavorano: “Riguardo all’equipe che coordina le attività (formata da cinque persone) – dice Veronica – siamo cresciuti molto soprattutto nella comunione e nella comunicazione tra di noi. È importante credere in quello che stiamo facendo e mettere al primo posto i destinatari di questo progetto: gli adolescenti del nostro quartiere”.

Il messaggio di Talitakum inizia a parlare anche ai visitatori che rimangono affascinati da un progetto di frontiera, semplice nella sua elaborazione, ma indubbiamente rischioso nella sua realizzazione. 

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