Svolta verde dei top manager
Un recente documento di 181 top manager di JP Morgan, Amazon, Boeing, General Motors, Black Rock, Apple, Accenture, AT&T ed altre, afferma che le imprese devono arricchire i lavoratori e la società.
Possiamo parlare di una svolta etica del capitalismo? Ogni compagnia deve avere come obiettivo l’arricchire la vita dei propri dipendenti, delle comunità, dei consumatori, servendo gli azionisti in modo etico.
Questo è il manifesto della Business Roundtable che è una grande associazione di imprese americane. Ne riunisce oltre 180 con quindici milioni di lavoratori. Obiettivo dell’impresa non è più la massimizzazione del valore dell’azionista ma la massimizzazione del valore creato per condividerlo tra gli stakeholder. Un’epocale inversione di tendenza che parte da un principio di equità?
È solo una operazione di imbonimento per respingere le varie ondate di protesta? Bisogna riconoscere che questa dichiarazione di principio viene firmata per la prima volta. Afferma Zamagni sul Corsera del 17 settembre 2019: «Quel che ora sarebbe urgente che le varie autorità- politiche e amministrative, nazionali e internazionali- facessero è di cogliere la palla al balzo, prendendo iniziative concrete volte a tradurre in pratica almeno i punti più urgenti indicati nel documento. Sui governi, infatti, ricade la responsabilità di predisporre l’infrastrutturazione giuridica e gli strumenti operativi per far sì che il capitalismo inclusivo dia finalmente vita alla multi- stakeholder governance.
L’evidenza empirica mostra che laddove applicato questo modello organizzativo migliora significativamente la performance economica dell’impresa, accrescendone la competitività e il posizionamento strategico nel mercato…è una nozione squisitamente italiana, legata alla nostra tradizione aziendalistica, a sua volta tributaria della linea di pensiero dell’economia civile…».
Abbiamo la Responsabilità sociale di impresa da 50 anni. È allora questo un cambio di paradigma come invocato da papa Francesco per Assisi 2020? Come si passa dalle dichiarazioni ai fatti concreti? La riflessione aiuti intanto a muovere le coscienze di consum-attori critici, lavoratori e manager.
Il 19 agosto sono stati aggiornati i loro valori: al centro ci sono responsabilità e contributi nei confronti di ambiente, lavoratori, comunità. C’è chi diffida. Larry Summers afferma: «Sono diffidente, temo sia una strategia per evitare una riforma fiscale». Siamo in ogni caso oltre l’aforisma del premio Nobel per l’Economia Milton Friedman, padre del neoliberismo: «La responsabilità sociale delle imprese consiste nell’aumentare i profitti».
Il benessere degli azionisti. Di lì sarebbe derivato il resto. Tuttavia la strada verso la riforma del capitalismo è ancora lunga. Basti pensare al monopolio del Big Tech.
È sincera la svolta Green dei capitalisti? I loro appelli per la sostenibilità ambientale sempre più invocata dai consumatori critici saranno credibili se diminuisce il gap tra i loro stratosferici compensi e gli stipendi medi. Per ora siamo solo alle buone intenzioni. È vero però che si inizia da queste per cambiare.
L’Economist, che dedica una copertina all’argomento, afferma, ad esempio, che cambiamento sarà una vera competizione e non corporativismo e capitalismo compassionevole. Per Leonardo Becchetti: «Gli obiettivi da perseguire non riguardano il solo reddito ma benessere e felicità». Ci sono stati anni in cui si pensava che la finanza fosse la soluzione di tutto. Poi il risveglio con il fallimento della Lehman Brother.
La svolta della sostenibilità, di una nuova economia circolare, è diventata una necessità. Il conflitto sociale, i cambiamenti climatici sono diventati emergenze. La finanza Green di oggi sembra più avanti della politica. Bisogna tener conto del territorio, della fragilità dell’essere competitivi senza danneggiare la Terra e le persone. Tutto è correlato. Squilibri climatici, guerre ed ingiustizie creano migrazioni epocali e ulteriori conflitti tra residenti e immigrati.
Servono idee nuove. Per questo dal 28 settembre hanno iniziato a svolgersi i Saturday for future al fine di trasformare la protesta in proposta. Occorrono scelte condivise ed un approccio a quattro mani: mercato, istituzioni, cittadinanza attiva, imprese attente all’impatto sociale ed ambientale. Da questo nascerà una nuova economia, quella di Francesco.
Già molti investitori internazionali stano valutando le imprese non solo sul piano tecnologico ma anche su quello sociale ed ambientale. La generazione under 35, studenti con Phd, change maker e imprenditori sono convocati ad Assisi a fine marzo 2020 per riflettere sui temi strettamente correlati: squilibri climatici, disuguaglianze, flussi migratori ingenti in tutto il mondo, conflitti sociali.
Bisogna trovare nuovi strumenti di politica economica ed imprese che sappiano coniugare profitto ed impatto sociale con nuovi indicatori di benessere multidimensionale in comunità generative di nuove capacità. Misureremo la generatività dei territori sulla base di longevità attiva, capacità di vincere la sfida dei Neet, start-up, brevetti, vita associativa, partecipazione al voto.
Anche il Festival dell’economia civile 2020 metterà in risalto tutto questo e premierà i primi dieci migliori amministratori locali in termini di innovazione amministrativa e di generatività.
In conclusione, sembra che stiamo assistendo alla nascita di un «capitalismo inclusivo», quello che in Europa è stato chiamato anche «economia sociale di mercato». Lunga è ancora la strada dell’economia civile tracciata da Antonio Genovesi, da Adriano Olivetti sostenitore di più «capitalismo dei partecipanti» e meno «capitalismo degli azionisti». Strada portata avanti oggi da Stefano Zamagni, Luigino Bruni, Leonardo Becchetti, Benedetto Gui, Vittorio Pelligra ed altri protagonisti con i giovani delle giornate di Assisi del marzo 2020 per l’Economia di Francesco.