Surjani, un milione di poveri senza tetto

Per ottemperare a una sentenza della Corte suprema, un immenso quartiere di baracche rischia di essere raso al suolo. 35 famiglie rischiano di rimanere privi di ogni riparo
AP Photo/Fareed Khan

Trentacinquemila, altre fonti parlano di 54 mila, sarebbero gli appezzamenti venduti illegalmente in un quartiere periferico della metropoli di Karachi, 20 milioni di abitanti (la quarta città al mondo per numero di abitanti). Una sentenza della Corte suprema ha stabilito che tutte le costruzioni illegali costruite nella zona dovranno essere abbattute. Si tratta di appezzamenti ritagliati illegalmente, secondo il sistema del “China cutting”, cioè di una parcellizzazione illegale, con grandi profitti di certi dirigenti della Kda, la società pubblica di gestione del territorio. Il valore dei terreni, secondo il tribunale, ammonterebbe a mille miliardi di dollari.

La Corte stigmatizza il comportamento della società che gestisce i terreni e di altre strutture pubbliche, e vuole mettere fine al degrado urbano che è proseguito ininterrotto. I land grabber, cioè gli accaparratori di terreni, hanno venduto appezzamenti da 80 a mille yard della Kda non solo a Surjani, ma anche a Korangi, North Karachi, North Nazimabad, Gulshan Town e Nazimabad. Da dieci anni continua la vendita illegale e l’occupazione dei terreni, da quando sindaco era Gen Ayub Khan, un uomo che aveva cercato di mettere un po’ d’ordine nella caotica metropoli pakistana. Poi la corruzione e l’illegalità avrebbero avuto campo libero.

Sia come sia, un milione di persone rimarrà senza casa. Le baracche e le costruzioni precarie in lamiera di Surjani e degli altri quartieri di Karachi verranno demoliti per ridare alla città un decoro ormai dimenticato. Certamente le intenzioni della Corte suprema sono legate alle fatiscenti condizioni dei quartieri periferici con enormi problemi sociali, igienici e ambientali. Terreni destinati ad attività pubbliche e ad infrastrutture dal piano regolatore, sono state vendute illegalmente ai più poveri degli immigrati urbani. E non serve a nulla che i proprietari mostrino i contratti di acquisto dei terreni se la Corte ha stabilito che coloro che li hanno venduti non potevano farlo.

Non sembra che l’esecuzione della sentenza possa essere rinviata: già 27 baraccopoli sono state rase al suolo. Sami Siddiqui, direttore generale della Kda, ha affermato: «Abbiamo deciso di continuare questa campagna in modo costante in circa 574 siti». Sono state demolite, è vero, soprattutto quelle sale da matrimonio che sono un affare lucrosissimo in tutto il Pakistan, anche tra i più poveri: le famiglie si indebitano per la vita intera pur di avere matrimoni straordinari e lunghissimi per i loro figli, come vuole la tradizione. Ma assieme alle sale da matrimoni, le migliaia e migliaia di case abbattute stanno creando un popolo di senzatetto disperati che stanno organizzando la loro protesta. La società civile pakistana fatica a protestare contro le distruzioni delle baraccopoli, anche perché è difficile poter sostenere che quartieri degradati come quelli di Surjani debbano rimanere in piedi.

 

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons