SuperG dolce amaro: vince Curtoni, ansia per Goggia
Elena Curtoni, velocista valtellinese di 30 anni, centra il suo secondo successo in carriera, dopo la vittoria nella discesa di Bansko del 2020, a coronamento di una stagione che l’ha già vista sul podio due volte sempre in superG, a St. Moritz e in val d’isere. Con un netto 1.20.98, conferma il dominio azzurro in questa tanto elegante quanto dura disciplina. Dietro di lei, l’austriaca Tamara Tippler in 1.21.07 e la svizzera Michelle Gisin In 1.21.22.
Dominio azzurro
«É sempre emozionante vincere ma lo è soprattutto farlo in Italia davanti ai nostri tifosi – dichiara Curtoni. Sono molto soddisfatta di quello che ho fatto, sono molto fiera del lavoro che ho messo per arrivare fino a qui e per raggiungere la vittoria in superg. Quest’anno l’ho sentita nelle mie corde sin dalla prima gara, quindi, sono davvero molto soddisfatta. È però una giornata dolceamara – ha aggiunto preoccupata ma felice l’azzurra – perché vedere una brutta caduta come quella di Sofia non è bello soprattutto se è di una campagna di squadra”. Per il Belpaese, con sole e pista in perfette condizioni, da registrare anche il quarto bel posto di Federica Brignone in 1.21.30: con 377 punti, è ora in testa alla classifica di disciplina davanti a Curtoni con 348 e Goggia rimasta ferma a 332: qui la nota dolente.
Ansia per Sofia Goggia
Nell’assoluto dominio azzurro, Sofia Goggia cade rovinosamente dopo un precedente errore con correzione di linea sullo Scapardon, uno dei passaggi più insidiosi: spigolate le punte degli sci, sono partite in direzioni opposte imponendo all’atleta una pericolosa sforbiciata con conseguente caduta. Soccorsa subito dal tecnico ed ex azzurro Much Mair, Goggia si è rialzata lentamente ma da sola, scendendo con gli sci al traguardo tra gli applausi incoraggianti del pubblico, poi zoppicando ed appoggiandosi alle spalle di due ragazzi dello staff azzurro.
Il pensiero e le paure corrono inevitabilmente non solo ai tanti incidenti che hanno costellato la carriera dell’azzurra, né tanto alla caduta di una settimana fa a Zauchensee dalla quale si era ripresa tanto bene da vincere sabato a Cortina. Il pensiero è andato alla caduta di un anno fa a Garmisch, ai bordi della pista: quasi banale, ma che costò la partecipazione ai Mondiali di Cortina proprio quando era al top della forma. Ha lasciato in serata l’Istituto La Madonnina di Milano: la diagnosi recita distorsione del ginocchio sinistro con lesione parziale del legamento crociato già operato nel 2013; una piccola frattura del perone e una sofferenza muscolo tendinea. Non sarà però operata.
«Mi dispiace, è uno stop che non ci voleva in un momento così importante della stagione – ha affermato tramite una nota della FISI -, ma già dalle prossime ore comincerò la fisioterapia per cercare di difendere il titolo olimpico nella disciplina che più amo”. Sofia comincerà da domani il percorso riabilitativo con l’obiettivo di essere al via della discesa femminile di Pechino 2022 in programma martedì 15 febbraio: chi la conosce sa che, smaltita questa amarezza, Sofia si rialzerà anche stavolta, e non solo per fare comparsa. Come sempre nella sua splendida carriera.
I risultati maschili
Trionfo per la Svizzera invece nella seconda discesa sull’intero percorso della leggendaria Streif di Kitzbuehel. Al primo posto si piazza Beat Feuz in 1.56.58: 34 anni, per lui è il 16° successo in carriera. Senza dubbio uno dei più grandi velocisti, che sulla Streif si impose già l’anno scorso per ben due volte davanti al suo connazionale Marco Odermatt in 1.56.89. Feuz è sempre più solo al comando, con 1.200 punti, per aggiudicarsi la coppa del mondo.
Solo terzo in rappresentanza dei padroni di casa l’austriaco Daniel Hemetsberger, ben distaccato in 1.57.58. Per l’Italia il migliore è stato Dominik Paris, settimo in 1.57.95 ma lontano dalle prestazioni che sulla Streif gli videro vincere ben tre discese ed un superG. La Coppa del mondo prosegue in Austria: domani sera sarà di scena the Night Race, il classico slalom notturno di Schladming, ultima gara prima di Pechino.