Superare la distanza
Ho saputo che ti chiamano per incontri in giro per l’Italia. Cosa significa per te?
Sara
Grande è la curiosità della gente che cerca di capire l’autistico che è in me. Chiedono ai miei genitori di organizzare occasioni di incontro. Cercano di capire il mio funzionamento, perché è facile estendere poi la comprensione a un loro familiare o a un figlio. Le persone sanno poco di come è la vita di un autistico e per me è importante poter parlare di autismo. Soprattutto le mamme si sentono capite.
Certo è anche faticoso. Devo espormi a sguardi di persone che non conosco nei contesti più vari: istituzioni università scuole parrocchie. Io fatico a stare sotto i loro occhi, ma in quelle situazioni mi sento una specie di ambasciatore dell’autismo e in generale della disabilità: parlare e discutere di questi argomenti significa ammorbidire una società ostile e dura. E farlo anche per chi non può comunicare il suo dolore. Ci sono aspetti interessanti e divertenti: viaggiare, conoscere posti nuovi, persone magnifiche.
E mangiare pietanze gradevoli mai assaggiate, fare il turista in città mai visitate. Insomma, vedere il mondo. Inoltre molte di queste persone cercano di mantenere un contatto anche dopo. Mi scrivono e se torno in una città organizzano un incontro. È successo ultimamente a Milano dove una ventina di amici incontrati a Bose hanno organizzato una cena al ristorante per me: abbiamo mangiato e dialogato. Anche questo è superare la distanza.
federico.derosa@hotmail.it