Super Novak, campione contro tutti
Chi sospettava che “Nole” fosse giunto alle Finals in riserva è stato smentito: dominatore assoluto della stagione, vincitore così già di tre Slam su quattro, sei Master 1000 su nove (mai accaduto in precedenza) e un Atp500 sui due cui ha preso parte. Dopo avere annichilito avversari su avversari, il serbo si aggiudica così per la quinta volta le Atp World Tour Finals: per chi non fosse del mestiere, si tratta di un quotatissimo torneo tra i migliori otto tennisti della stagione, sul veloce indoor della 02 Arena di Londra. La finale poi, epico epilogo di un’epica saga di sfide contro Federer, vede ora il bilancio dei confronti diretti tra il 28enne serbo e il 34enne svizzero tornare in parità: 22-22. In otto precedenti partecipazioni al torneo, Djokovic aveva conquistato il titolo negli anni 2008, 2012, 2013, 2014: ora è ad un solo successo alle Finals dal record assoluto di 6 trofei detenuto proprio da “re” Roger Federer.
La sfida era iniziata in modo contratto: “Nole” era il primo a provare l'allungo nel terzo game, di fronte ad un Federer apparso più appannato del solito. Djokovic dal canto suo tiene lo svizzero lontano dalle righe, incamerando il primo parziale. Nel secondo set la gara cresce in spettacolarità, concedendo in particolare uno straordinario secondo punto nel settimo game, vinto da Federer al termine di uno scambio da manuale del più grande tennis. Dopo colpi incredibili che fioccano da una parte e dall'altra, nell’ottavo game lo svizzero recupera dallo 0-40 infilando cinque punti di fila per la gioia del pubblico di casa, schierato evidentemente a suo favore, per un epilogo di marca serba tuttavia solo rimandato al decimo game, quando per un doppio fallo Federer cede la corona.
Eppure, scalzare Federer anche dal cuore dei tifosi di tutto il mondo sembra per “Nole” un traguardo ancora lontano: forse, se avesse perso in campo, avrebbe conquistato parte di quel pubblico che curiosamente tifa sempre contro di lui, come già avvenuto alla finale dello scorso giugno del Roland Garros quando i parigini, dopo aver sostenuto per tre ore di match il mai prevedibile Wawrinka, autore forse della sua miglior partita in carriera, dedicarono al campionissimo serbo sconfitto un indimenticabile e interminabile applauso. Sembrerebbe che, per conquistare i favori del pubblico mondiale, Djokovic ne debba perdere un po’, di tornei, per avvicinarsi agli oceanici seguiti di popolarità goduti da Rafa Nadal e soprattutto da “sua maestà” Roger Federer.
Con chiunque giocasse, fossero Murray o Raonic, Nishikori o Berdych, per non dire soprattutto gli stessi Nadal o Federer, più che prendere le vesti popolari di Davide, nello sguardo del pubblico, è sempre apparso quale il nuovo Golia di turno. Quasi troppo perfetto, probabilmente, per piacere davvero: ancora indimenticata ad esempio l’ostilità feroce riservatagli lo scorso settembre sul centrale di Flushing Meadows di New York, probabilmente per essersi frapposto tra Federer e il 18° titolo Slam della carriera. Chissà perché poi, ma di fatto la forza mentale clamorosa di “Nole” fece scuola anche in quell’occasione, avendo la meglio contro il campionissimo e tutta la sua pletora di sfegatati fans.
Forse un caratteraccio allora? Non sembra di certo arrogante, perché un atleta che applaude i colpi magistrali degli avversari ed è capace di complimentarsi con chi lo batte dimostra invece grande sportività. Forse talvolta appare un po’ più nervoso dei limiti consentiti ma, come chiunque cerchi sempre di vincere, spaccare qualche racchetta non è proprio un crimine contro l’umanità. Sempre corretto in campo e fuori, sorridente, rispettoso, allegro: perché il pubblico non lo ama? E se l’unica la “colpa” di Nole, a quanto si legge su social network e blog di appassionati, fosse essere serbo? “E’ bravo ma è serbo!”, scrive qualche sedicente appassionato di tennis: quasi a tradire un eventuale inevitabile insofferenza per quegli slavi bollati di “caratteracci” a priori. Forse l’altra grave “colpa” è aver spezzato l’altra epica saga Federer-Nadal, una delle rivalità più accese che mai vi siano state nello sport. Chissà: forse quando Roger e Rafa appenderanno la racchetta la muro, e lo stesso Nole comincerà a declinare, molti saranno ancora a guardare il grande tennis discutendo chi fosse meglio tra Federer e Nadal.
Certo, Federer ha probabilmente inventato colpi memorabili, deliziato il mondo con eleganza e classe prima rarissime, quasi come esaltatore di un talento innato. Nole si è arrampicato invece con fatica sulle vette della quasi perfezione tennistica, non essendo partito dallo stesso innato talento: forse la sua vera “colpa” è quella di avere costruito con fatica e sudore una magistrale completezza. Tuttavia, a nostro parere, quella che brilla è una meravigliosa e duratura “SuperNovak” nel firmamento del tennis.