Suor Maria Trigila, tra i premiati “FAIR PLAY for LIFE” 2023

Con il suo lavoro, la religiosa cerca di tirare fuori le potenzialità dei ragazzi: «Sono loro che sono in grado di trasmetterci molte cose attraverso il dialogo e l’ascolto»
Suor Maria Trigila
Suor Maria Trigila

Una vita dedicata ai giovani e all’insegnamento, con una continua ricerca per la cura del dettaglio didattico ed educativo, è valso alla catanese suor Maria Trigila, suora salesiana da 42anni, il prestigioso premio “FAIR PLAY for LIFE” 2023, indetto dal Comitato Nazionale Italiano Fair Play ed ospitato al Salone d’onore del Coni lo scorso 23 giugno.

Si tratta di un premio dedicato a merito e competenza di chi svolge attività in favore della collettività e all’insegna di valori etici. «Non pensavo di ricevere un premio così importante e di merito, soprattutto. Sono molto emozionata e, pur essendo una persona che parla sempre, quel giorno mi è mancata la parola», ha risposto suor Maria.

Molto più che un insegnante di Italiano e Comunicazione sociale al Liceo Classico della “Scuola don Bosco Ranchibile” di Palermo: giornalista professionista, essendo stata anche la prima religiosa italiana iscritta all’Albo in Sicilia, conduce laboratori di giornalismo per i ragazzi a cui dedica anima e corpo, con passione e ricerca pedagogica empirica continua.

Suor Maria ha sentito il dovere di dedicare questo premio a don Bosco, che la arricchisce di un carisma educativo, e alla suora superiora generale, ma non solo: «Lei mi ha dato tanto ed ho imparato molto. Il suo nome è Madre Antonia Colombo: mi ha introdotto nella relazione con gli altri. L’ho dedicato anche, ovviamente, ai miei stessi alunni. Sono loro che sono in grado di trasmetterci molte cose attraverso il dialogo e l’ascolto. Ci aiutano a maturare e ricevere moltissime altre informazioni. Senza di loro io come educatrice e docente sarei niente».

Porta sempre la sua firma di coordinamento anche la sensibilizzazione alla legalità presso i suoi ragazzi, sfociata nella realizzazione degli alunni del cortometraggio “La verità vive”, opera di denuncia anti-mafia ma anche e soprattutto di speranza.

Del resto, fin dall’inizio della sua consacrazione nell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice, suor Maria ha prestato il suo servizio nell’ambito educativo della scuola. Ha insegnato Italiano, Storia, Geografia e Latino dall’ottica della comunicazione. Per l’insegnamento alla Scuola secondaria di secondo grado ha cercato di affinare i metodi della scuola sperimentale secondo le proposte pedagogiche della Commissione Brocca, un tentativo didattico continuo che, a suo dire, le ha aperto gli orizzonti: si tratta di un approccio finalizzato a favorire le acquisizioni culturali dei ragazzi tramite metodo empirico e deduttivo affinché, acquistando nuove consapevolezze, essi potenzino le proprie capacità.

Così suor Maria accompagna costantemente i ragazzi a raggiungere competenze superando le impostazioni puramente nozionistiche che rischiano talvolta di non aiutare. «Al meglio non c’è mai fine», ama ripetere, perché la mente umana deve essere sempre stimolata: certo, un premio simile aiuta. «Ritengo che finalmente si guardi al mondo consacrato attraverso un segnale di merito. Quando mi dissero del premio, in un primo tempo non volevo accettare. Difatti – sottolinea – non si opera con la finalità di esser premiati! Poi, invece, da un altro punto di vista, ne sono stata entusiasta, perché il mondo considerato laico si approccia a quello consacrato in particolare dei consacrati e delle consacrate! Si guarda adesso con positività e compiacenza al mondo religioso. In più, forse, si inizia a comprendere che anche in una scuola paritaria si lavora per merito».

Un concetto, quello del merito, da non forzare, enfatizzare né fraintendere, come suor Maria stessa spiega: «Si cerca, invero, di tirare fuori dai ragazzi tutte le potenzialità. Anche loro, nella vita, debbono farsi strada per merito e non, come spesso accade, per raccomandazione. Così, ho visto da un’altra angolazione il premio, che non viene nello specifico dato alla mia persona ma, forse, si è aperta una finestra sul merito della scuola paritaria. Il premio, pertanto, viene conferito non alla mia persona, bensì alla scuola che rappresento e a don Bosco. Per l’evenienza, sono stata inclusa nel novero di 25 eccellenze! In tutto ciò, io non mi avverto come tale, ma penso di essere una persona che cerca di intuire, di cogliere i bisogni di oggi».

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