Suonare o giocare?

Musica
Per alcuni è solo l’ultima moda, per altri l’estremo escamotage del music-business e dei suoi protagonisti per contrastare una crisi di mercato che appare ogni giorno più irreversibile. Di che si tratta è presto detto. Dopo i jingle pubblicitari e le suonerie dei cellulari, dopo i download internettiani e le sponsorizzazioni estre me, i grandi del rock tentano l’assalto al mondo dei videogiochi. Soprattutto quelli incentrati sulla musica, per l’appunto: veri e propri simulatori di perfette sale d’incisione o di carriere da rockstar, per imparare a suonare o per goderne gli esaltanti effetti collaterali. Ne esistono parecchi come Rock Band prodotto da Mtv, o come Guitar Hero e SingStar, perfetti per tutti gli emulatori da cameretta, per non dire dell’attesissimo Wii Music che promette la possibilità di suonare virtualmente oltre 60 strumenti musicali semplicemente lavorando ritmicamente con mani e braccia. I primi a cogliere il potenziale commercialedel business sono state le stelle del rock duro come Aerosmith, Guns n’Roses e Metallica che hanno deciso di lanciare i loro nuovi lavori proprio attraverso i videogiochi. Ma, visto il successo clamoroso ottenuto, prestissimo molti altri seguiranno i loro esempi (si parla addirittura di Dylan e dell’immarcescibile catalogo beatlesiano). Oltre al presumibile effetto traino (un brano ascoltato in un videogioco indurrebbe il giocatore a volersi comprare l’intero album su cd o scaricarlo direttamente sull’ipod), bisogna aggiungere che mentre su iTunes le canzoni costano circa un dollaro, scaricare tracce per videogiochi costa almeno il doppio, perché ad ognuna è allegato uno speciale spartito elettronico che consente di imparare a suonare il brano anche se non si conosce la musica e le sue regole: sullo schermo compaiono infatti dei tasti colorati da pigiare a ritmo, dando così vita a una performance da far invidia a virtuosi del calibro di Axl Rose o Ritchie Blackburn. Certo ci vuole tecnica, pazienza e parecchia applicazione per raggiungere i risultati sperati, e al vostro povero veterocronista ancora sfugge perché codesti giovinotti non preferiscano investire il loro tempo libero imparando uno strumento vero… Epperò non è un caso che in inglese, la lingua universale del rock, il verbo to play indichi indifferentemente giocare, suonare e recitare. CD NOVITA’ Kate Perry One of the boy (Capitol) Se la fanciulla e i suoi discografici insistessero meno sui tasti pruriginosi sottintesi da brani come I kissed a boy, il suo talento e la forza interpretativa avrebbero un più giusto risalto. Peccato, perché questo è un gran disco di poprock contemporaneo: grintoso, moderno, e terribilmente intrigante. David Gilmour Live in Gdansk (Emi) Il chitarrista dei Pink Floyd si riaffaccia sui mercati con quest’opera monumentale dove convivono i vecchi classici della band e composizioni più recenti. Due cd live più altrettanti dvd. Impresa imperdibile per i vec- chi fan, sostanzialmente superflua per tutti gli altri. The Verve Forth (Emi-Parlophone) Dopo le sue avventure soliste mister Ashcroft ha deciso di rimettere in pista la vecchia band, uno dei gruppi topici della scorsa decade. Ad undici anni da quel piccolo capolavoro che fu Urban Hymns un ritorno di buon livello nel segno di un’ipotesi di rock psichedelico ben temperata da unguenti melodici di chiara matrice pop.
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