Suonare con amore
È uno spettacolo ascoltare – e vedere – l’orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia in Roma quando suona diretta da quella forza mite che è Antonio Pappano. Il Te Deum di Haydn è un brano che i l coro guidato da un maestro come Ciro Visco esalta nella purezza della linea melodica, nella chiarezza poi degli interventi orchestrali. Un canto esultante ma anche dolce che rende giustizia ad un musicista sommo che si dovrebbe esplorare ancor più da parte del grande pubblico. Haydn prima di Mozart e talora più di lui è i l regno dell’armonia.
Tocca poi a Rossini, alla Cantata per voce e orchestra Giovanna D’Arco. Concepita per voce e pianoforte, qui presentata nell’orchestrazione, davvero di stile rossiniano di Salvatore Sciarrino. Della serie quando l’amore e la competenza si incontrano con il genio. Il soprano Joyce DiDonato (le origini italiane non mentono) ha la voce giusta, sonora, estesa, adatta alla musica di Gioachino, dove virtuosismi e soavità ci portano nell’Eden della gioia così tipici del Pesarese, ossia nella bellezza che non finisce.
A questo punto dobbiamo evidenziare la bacchetta di Pappano, gesto trascinante e suadente, sempre “cantante”, a cui risponde una orchestra felice di suonare, di far musica insieme. E che musica. Come la Serenata n. 1 i n re maggiore di Johannes Brahms così limpida, intelligente e con le arditezze timide del grande maestro.
La stagione annuale dell’Accademia volge al termine. E’ bello constatare che l’eccellenza tecnica della compagine, le brillanti tournée internazionali non ne hanno fatto perdere l’anima, il calore, la sensibilità. La capacità di dare il suo alla musica che esegue e al pubblico che l’ascolta, cioè in definitiva un atto di amore.