Sulle tracce di Dioniso

La Villa dei Misteri, nell’immediato suburbio dell’antica Pompei, è celebre per il suo ciclo di affreschi imperniati sull’iniziazione di una matrona ai misteri dionisiaci.
Arte

La Villa dei Misteri, nell’immediato suburbio dell’antica Pompei, è celebre per il suo ciclo di affreschi imperniati sull’iniziazione di una matrona (la stessa domina, la proprietaria?) ai misteri dionisiaci. Il visitatore viene calamitato dalla sacralità di queste scene, tra le più enigmatiche a noi pervenute dall’antichità classica, dal gioco di sguardi tra i personaggi ritratti quasi a grandezza naturale, dai sentimenti ora violenti ora pacati che essi esprimono.

Un ricordo legato ad una mia una visita alla Villa, fatta molti anni fa insieme a mia madre. Stavamo ammirando il ciclo che si snoda sui quattro lati del salone, quando comparve una turista di età indefinibile, che gesticolando e dando in esclamazioni in inglese davanti ad ogni scena, cominciò a piroettare su sé stessa come invasata, quasi alter ego vivente di una delle figure dipinte: una baccante seguace di Dioniso, il dio dell’entusiasmo e dell’ebbrezza.

 

Il gustoso episodio mi è ritornato alla mente nel leggere il bellissimo saggio di Gilles Sauron Il grande affresco della Villa dei Misteri a Pompei (Jaca Book). In esso l’autore, illustrando alcune tra le numerosissime e spesso contraddittorie interpretazioni avanzate dagli studiosi circa questa megalografia fin dall’epoca della sua scoperta, nel 1906, ravvisa nelle pareti lunghe che si affrontano due diversi itinerari: quello di Dioniso, figlio di Zeus e di una mortale, che dopo essere stato fatto a pezzi dai Titani, venne assunto nell’Olimpo, e quello della madre Semele che, folgorata dal padre degli dei per aver osato vederlo così com’è, divenne pure lei partecipe della vita immortale. Ambedue gli itinerari confluenti verso la parete di fondo, dove queste divinità troneggiano. Un lieto fine, dunque, e un messaggio di speranza per quanti la religione ufficiale di Roma aveva deluso: nella fattispecie donne (ad esse infatti era riservata l’iniziazione ai misteri di morte e di rinascita di Dioniso), e nel caso specifico, secondo il Sauron, la domina della Villa, che egli vede raffigurata più volte e in vari atteggiamenti nel ciclo pompeiano, immedesimata in Semele quale inizianda.

Certo, neppure questa lettura, per quanto sostenuta da dotte argomentazioni, può essere ritenuta definitiva: sia per la natura stessa di questi misteri, che ignoriamo nei loro rituali più riservati, sia per la difficoltà di noi uomini del XXI secolo a calarci in un universo pagano così remoto. Ma non è proprio per questo che visitare la Villa dei Misteri risulta un’esperienza così affascinante?

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