Sulla via dell’integrazione
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Qualcuno di voi, forse, ricorderà i 34 – poi diventati 38 – migranti di cui avevamo parlato nel numero 20 del 2011 di Città Nuova e su cittanuova.it: un gruppo di africani sbarcati a Lampedusa, che inizialmente avrebbero dovuto essere ospitati presso il centro della Caritas di Treviso fino al 31 dicembre 2011, e per i quali – di fronte alla lentezza dello Stato nel rispondere alle domande di protezione internazionale – quest'ultima aveva accettato una proroga della convenzione di ospitalità fino al 29 febbraio successivo.
Proroga che è slittata prima al 31 dicembre 2012 ed infine al 28 febbraio 2013, quando è stato riconosciuto a tutti il permesso umanitario: «Un provvedimento di emergenza per svuotare le strutture di accoglienza ormai sature – lo definisce don Davide Zancan, direttore della Caritas di Treviso –, ma poco oculato: tanti migranti non sapevano dove andare, e si sono trovati in seria difficoltà».
Fortunatamente, per gli ospiti del centro il percorso di accoglienza e inserimento si è concluso positivamente: «Su 38 migranti, 21 hanno trovato una soluzione abitativa e di impiego in Italia, in alcuni casi anche a tempo indeterminato – riferisce don Davide –, mentre altri 16 si sono spostati all'estero. Ad oggi abbiamo ancora quattro ospiti, ma entro fine settembre troveranno una collocazione sul territorio: possiamo dirci soddisfatti dell'esperienza, perché per tutti si è compiuto un percorso di inserimento in completa legalità e di riconciliazione col passato».
Esperienza che, unendo le voci dei migranti e dei volontari, ha anche dato vita ad un libro, …Di qua del mare, distribuito in 3500 copie in città e oltre: «Vogliamo resti come segno sul territorio – afferma il direttore – e i proventi della vendita serviranno per proseguire le attività di accoglienza della Caritas».
Alla luce dei nuovi sbarchi di profughi siriani, infatti, don Davide non esclude di essere chiamato a un nuovo impegno: «Sia la prefettura che il governo, tramite Caritas Italiana, ci hanno assicurato che la situazione è sotto controllo – riferisce –, ma da quanto sappiamo il numero degli arrivi ha superato la capienza dei centri: vuol forse dire che i rifugiati vengono lasciati liberi sul territorio? Come Caritas a livello nazionale abbiamo confermato la nostra disponibilità ad accogliere, ma è evidente la mancanza di progettualità di fronte ad un dramma umanitario come questo».