Sulla testa di mio figlio
“Mio figlio aveva prurito al capo e, facendogli lo shampoo, ho notato che alla radice dei capelli e soprattutto dietro alle orecchie, vi erano delle palline bianche, tipo forfora, che però rimanevano attaccate ai capelli. Il mio medico ha fatto la diagnosi di “Pediculosi”, in altre parole quelle cosette bianche erano uova di “pidocchi”. Ha dato una terapia, tranquillizzandomi e dicendo che dopo 24 ore il bimbo sarebbe potuto rientrare a scuola. Quando il giorno successivo ho riaccompagnato in classe Giovanni, spiegando il problema, sono stata accolta malissimo. Gli altri genitori ci hanno guardato come appestati, mentre una mamma mi ha detto chiaramente che a suo giudizio, se Giovanni aveva avuto i pidocchi, ciò era sintomo di scarsa igiene a casa mia, facendomi scoppiare a piangere”. Una mamma La Pediculosi del cuoio capelluto è determinata dal “Pediculus humanus capitis”, il cosiddetto pidocchio. Il prurito è il sintomo più comune, ma la maggior parte dei bambini non se ne lamenta. Nei capelli si possono riscontrare pidocchi adulti ma più facilmente uova, di solito presso la nuca o dietro le orecchie, generalmente alla radice dei capelli. In Italia e nei paesi a clima temperato le infestazione da pidocchi sono comuni nei bambini di età prescolare e scolare. Non sono un segno di scarsa igiene e sono presenti in tutti i gruppi socio-economici. L’infestazione non è influenzata dalla lunghezza dei capelli, ne dalla frequenza dei lavaggi. Non rappresenta un serio pericolo per la salute, perché i pidocchi non trasmettono alcun tipo di malattia. La trasmissione del pidocchio avviene mediante contatto diretto con individui infestati, o indirettamente mediante il contatto con i loro effetti personali, come pettini, spazzole e cappelli. I pidocchi e le loro uova non riescono a sopravvivere per più di 1-2 giorni a temperature inferiori a quelle del cuoio capelluto. Il trattamento con lozione e/o shampoo a base di Permetrina, eventualmente ripetuto a distanza di 7-10 giorni, è risolutivo. Tuttavia per molti giorni la cute del capo può prudere per l’irritazione determinata dal farmaco, mentre le uova, oramai morte e inattive, rimangono comunque attaccate ai capelli. Per rimuoverle si possono utilizzare dei pettini fini, bagnando prima i capelli con aceto bianco e lasciandoli avvolti per 30-60 minuti in un asciugamano imbevuto di aceto: non serve tagliare a “zero” i capelli. Proprio per la vita estremamente breve del pidocchio fuori del corpo umano, è generalmente non indispensabile disinfestare abiti e lenzuola. Il bambino può rientrare a scuola dopo 24 ore dal trattamento, mentre i compagni devono essere esaminati, trattati solo se infestati: è inutile il trattamento preventivo! In sintesi, il “pidocchio” è innocuo, non comporta seri rischi né per i singoli né per la comunità, è facilmente debellabile, non è un testimone dell’igiene domestica, si trasmette nel contatto tra bambini senza distinzione di ceto o condizione sociale. Quando vi erano “tanti bimbi” la Pediculosi era vissuta come un “accidente” banale. Oggi i bimbi sono pochi, iperprotetti, ipergienizzati, hanno contatti più con la tv e la play-station che con bambini veri, mentre i genitori lavorano entrambi tutto il giorno e se il figlio si ammala è un serio problema fargli compagnia a casa. Per tutti questi motivi il “pidocchio” è cresciuto nell’immaginario collettivo di noi genitori, è divenuto un germe temibile, per cui diviene “opportuno chiudere le scuole” per giorni e “allontanare per settimane il bambino” che ha avuto la sfortuna di ospitarlo (sigh!). La corretta informazione può allontanare la componente razionale dei timori infondati, come in questo caso, ma quando la paura del pidocchio è in effetti proiezione dei nostri sensi di colpa, della nostra paura di essere persone e genitori inadeguati, allora la più efficace terapia sarà altra e ci coinvolge tutti: puntare a costruire rapporti veri, imparando dal Padre ad essere padri e madri. Ma questo è un altro discorso.