Sulla strada maestra

Il regista Dario Marconcini parla del debutto della pièce dello scrittore russo Checov a Buti (Pi) dal 7 al 17 aprile 
teatro sulla strada maestra

Non appartiene ai capolavori di Cechov, trattandosi di una delle sue prime prove di scrittura teatrale. Un testo, quindi, poco rappresentato, e forse proprio per questo desta maggiore curiosità una sua messinscena. Specialmente se c’è qualcosa che lega questa pièce al regista in questione, Dario Marconcini. Che racconta: «Il legame forte con questa opera di Cechov forse dipende dal fatto che, durante i lontani anni dell’università, ne feci parte come attore alla fine di un percorso teatrale legato al metodo Strasberg. O forse perché quest’anno, dopo aver disceso il Dniepr, mi sono trovato con emozione a Yalta nel salotto della casa di Cechov davanti al tavolo dove avevano con lui pranzato Stanislavskij e i componenti del Teatro d’Arte di Mosca durante la loro tournée in Crimea. Più che di fronte ad un testo, siamo davanti a un autore che ha segnato la storia del teatro mondiale ricordando sempre agli attori attenzione, sobrietà, semplicità, ironia e passione. Cercheremo di restituire queste indicazioni in questo atto dove in pratica, a parte una piccola esplosione di sentimenti, non succede niente. L’azione si svolge, nello spazio di una notte tormentata da temporali e illuminata da fulmini, in una locanda in mezzo alla campagna, popolata da avventori, ognuno segnato da una propria storia che sembra stia sempre per esplodere e che poi, nel senso di una sconfitta, si ricompone nel sonno».

 

«È un luogo questo – spiega il regista – tratteggiato da Cechov, dove non c’è molta speranza e dove il pessimismo la fa da padrone. L’affresco che ne esce fuori, con le sue diverse pennellate di colore, ci dà una possibile lettura della profondità e inquietudine dell’anima russa, ponendoci domande sul domani da affrontare durante una sosta nel cammino della nostra vita. Mano mano che il lavoro procede, che i rapporti nello spazio si chiariscono, il mistero racchiuso nella scrittura si rivela ed allora ecco che ci appaiono, come posseduti da una febbre, i mistici della setta dei vecchi credenti, l’innocente come arrivato da un romanzo di Dostoevskij o il reietto che sembra uscito dalla penna di Zola, o la donna che rimanda alle eroine inquiete di Tolstoj e Puskin, e tutti gli altri dove la malattia è diventata un morbo dell’anima. Perché di anima, quando si tocca la Russia, comunque si tratta e di un mondo che si va a perdere inesorabilmente; una certa nostalgia che ci guida in questo lavoro deriva in qualche modo dal sentimento legato alla vecchia Europa che muore e di cui si stanno perdendo le tracce».

 

Cechov poi, da buon medico, afferma Marconcini, analizza e fa reagire come sotto una lente i suoi personaggi, i quali già rivelano in alcuni momenti i caratteri che segneranno poi i protagonisti delle grandi opere teatrali successive, le loro esistenze inquiete, dove il fallimento, l’angoscia dell’esistere, il miraggio di mondi irraggiungibili alimentano i loro tratti dominanti.

 

Sulla strada maestra, Studio drammatico in un atto di Anton Cechov, regia Dario Marconcini. con Mario Matteoli, Catia Leporini, Annalisa Lari, Francesco Cortoni, Claudio Alfaroli, Paolo Castellano, Gianni Buscarini, Giovanna Daddi, Chiara Argelli; scene e costumi Leontina Collaceto, allestimento e luci Riccardo Gargiulo, Valeria Foti. Al Teatro Francesco di Bartolo di Buti (PI), dal 7 al 17 aprile.

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