Sulla droga comanda la ‘ndrangheta

La globalizzazione ha favorito l'ampliamento della diffusione delle sostanze stupefacenti. Le famiglie calabresi controllano il mercato, mentre i nigeriani risultano i più esperti nella differenziazione dei prodotti. Il Rapporto sul narcotraffico identifica nel Vecchio continente il primo consumatore al mondo
Perquisizione antidorga

Nel 1994, con il più rilevante sequestro effettuato in Italia, ben 5400 chilogrammi di cocaina, l’Arma dei carabinieri si è resa conto che la 'ndrangheta aveva assunto un ruolo decisivo nel narcotraffico. Oggi, il controllo delle aree portuali da parte delle cosche calabresi, con gli ingenti quantitativi di merce immessa sul mercato, ne conferma il dominio assoluto.

Il predominio della 'ndrangheta Questi i dati che ci vengono forniti dal “Rapporto narcotraffico 2012”, uno studio documentato, frutto della collaborazione della fondazione Icsa con la Direzione centrale per i servizi antidroga del ministero dell’Interno e con l’Arma dei carabinieri. Tra il mese di ottobre 2009 e l’aprile 2010, nel porto calabrese di Gioia Tauro, sono stati effettuati dai carabinieri diversi sequestri per oltre 800 chilogrammi complessivi di cocaina, provenienti dall’Ecuador. E se Cosa Nostra siciliana è stata la prima organizzazione illegale italiana a stabilire rapporti con i narcotrafficanti internazionali, oggi il mercato degli stupefacenti e la distribuzione sul territorio nazionale è invece in mano alle famiglie 'ndranghetiste. L’interesse si focalizza, soprattutto, sull’importazione e sullo spaccio di cocaina, che dalla Colombia, uno tra i maggiori Paesi produttori insieme a Perù e Bolivia, arriva per via marittima al porto calabrese.

Il controllo delle rotte Le indagini evidenziano la presenza di un vero e proprio consorzio attivo dal 1989. L’Italia si trova in una grave situazione: si legge nel rapporto di una recente indagine dell’Arma conclusasi nel novembre 2010, dove il traffico di cocaina e hashish dalla Spagna viene gestito dalla cosca 'ndranghetista dei Nirta. E sono sempre alcune famiglie calabresi a controllare dal Marocco i movimenti di ingenti quantitativi di narcotico tra Europa e Sud America. I dati, come si legge nel rapporto, evidenziano un notevole dinamismo del settore. La possibilità di moltiplicare rapidamente gli investimenti rende il traffico di droga estremamente invitante, un vero e proprio affare. E se l’offerta non sembra diminuire, ma anzi sa rinnovarsi, è perché sempre più aumenta la domanda.

Crescono i consumi, diminuiscono i sequestri Il Vecchio continente risulta essere tra i primi consumatori al mondo. Dal 2011 al 2012 il sequestro di sostanze stupefacenti o psicotrope è aumentato quasi del 35 per cento, mentre sono diminuite quasi del 3 per cento le operazioni antidroga. Le cifre fanno riflettere su quanto si stia realmente investendo nella lotta al narcotraffico. Per quanto riguarda la cocaina si può parlare di decremento nella produzione rispetto ai livelli registrati tra il 2005-2008, anche se, nei maggiori Paesi produttori, sono stati individuati il 99 per cento dei laboratori di raffinazione, dato che dimostra come la criminalità locale stia iniziando a gestire in maniera autonoma sia la produzione che lo spaccio, con guadagni favolosi. Considerevoli le cifre in crescita sulla produzione di oppio grezzo e quindi di eroina, monitorato dalle forze dell’ordine con particolare attenzione: infatti i sequestri in questo campo si attestano sul sette per cento sul totale delle operazioni svolte.  

Un commercio globale La globalizzazione dell’economia, che ha visto l’eliminazione delle barriere doganali e commerciali, ha costretto i trafficanti a adeguare e rinnovare anche le rotte. Si sceglie la via meno rischiosa e si creano reti transanazionali, anche grazie ad accordi con le autorità locali, che spesso nei Paesi più poveri sono facilmente corruttibili. Così la cocaina, prodotta principalmente in Colombia, Perù e Bolivia, arriva nel continente americano e in quello europeo soprattutto via mare. L’eroina, invece, che vede come maggiori Paesi produttori Afghanistan, Iran e Pakistan, viaggia attraverso Somalia e Kenya, la cosiddetta rotta africana, per essere poi immessa nel mercato europeo, nordamericano, africano fino al Sud-est asiatico.

La lente su Nigeria e Colombia Dati recenti indicano una diversificazione delle rotte, funzionale all’elusione dei sempre più serrati controlli, anche per lo spaccio dei derivati della cannabis, in particolare dell’hashish, che trova gli europei tra i maggiori “estimatori”. La differenziazione dei prodotti da offrire ai consumatori vede tra i più esperti distributori i nigeriani, che si concentrano non tanto su un solo prodotto ma su prodotti diversificati: cocaina, eroina e droghe sintetiche. Non bisogna dimenticare che parte dei proventi di questo commercio vengono anche utilizzati per finanziare organizzazioni terroristiche e movimenti di liberazione nazionale sul modello delle Farc colombiane. Le centocinquanta pagine del rapporto evidenziano la globalizzazione dei problemi e sottolineano l’urgenza di soluzioni e indagini condivise tra tutti i Paesi interessati: strada non semplice per le differenti legislazioni e per i diversi organi giudiziari impegnati. Questa è la vera sfida su cui si prova la lotta al narcotraffico.

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