Sulla barca con Otello e Jago

Nell'ambito del Napoli teatro Festival Italia, la regista Antonella Monetti sceglie una barca come inedito palcoscenico per l'opera di Shakespeare, fino al 13 luglio
otello di Antonella Monetti

Il preludio di “Otello e Iago, prologo e viaggio in mare”, avviene sulla banchina del Molosiglio, dove ha sede la Lega Navale a Napoli. Desdemona è un’artista circense che compie alcune acrobazie aeree avvolgendosi e calandosi con un lungo drappo bianco sulla barca che porta il suo nome. Le è accanto Cassio, che canta per lei, ed Emilia, che suona una fisarmonica. Sarà lei a introdurci nella vicenda. Sarà lei, da scaltra cortigiana, a reggere e muovere i fili della storia. Lei, che troverà il celebre fazzoletto che aizza l’ostilità tra il Moro e il suo fidato, e infido, attendente Jago.

 

I due arrivano dall’altra parte del piccolo porto. Li si sente parlare mescolando napoletano, italiano, inglese. I versi sono quelli di Shakespeare, riadattati, tanto che sembrano messi in bocca ad un boss camorrista e al suo braccio destro. Otello e Iago come uomini in balia delle onde. È per questo che una barca a vela diventa il luogo-simbolo della loro tragedia e luogo-realtà  per lo spettacolo.

 

È una delle proposte più suggestive della quarta edizione del Napoli teatro Festival Italia che ogni anno riserva location inedite in città con allestimenti che stimolino l’immaginazione. Uno Shakespeare sul mare non ci era mai capitato. Quindici spettatori al giorno, nell’ora del tramonto, vengono fatti salire sul gozzo alla volta del golfo di Napoli. In quello spazio ristretto e instabile, l’imbarcazione unisce attori e spettatori in una singolare esperienza di navigazione teatrale che prende spunto dal dramma shakespeariano.

 

La vicenda è nota. Otello, il Moro di Venezia, uccide la moglie Desdemona perchè Iago, invidioso del suo potere, ne stuzzica la gelosia procurandogli la prova, che si rivelerà poi falsa, del tradimento della donna. Due destini dominati da passioni contrastanti, due anime che si sforzano di imprimere una direzione alle loro vite, così come cercano di governare la piccola barca a vela su cui galleggiano insieme col pubblico.

 

Il viaggio in mare diventa una potente metafora dell’esistenza. Levata l’ancora e alzate le vele, Otello e Iago si ritrovano gomito a gomito, e noi con loro, a veleggiare. C’è anche Emilia, la moglie di Iago. Desdemona è lontana, ma nello struggimento della sera, Otello non può fare a meno di pensare a lei. Le lingue si intrecciano in un parlare fitto che si lascia interrompere dallo sciabordio delle onde e dalle grida dei marinai che governano la barca. Tra le incombenze pratiche che incalzano, la dolcezza di Otello sa diventare anche forza furiosa se si tratta di dominare la tempesta che incombe.

 

Ma riuscirà, con altrettanta energia, a fronteggiare gli intrighi di Iago? Sarà  ugualmente determinato nel difendersi dalla sua perfidia? Un estenuante duello verbale impegna entrambi in una contesa che non vede vincitori. Sono tutti, pubblico compreso, nella stessa barca. Sospesi sull’abisso. Il finale non lo sveliamo.

 

Lo spettacolo reca la firma della regista Antonella Monetti, anche lei marinaia nel ruolo di Emilia, che ha immaginato questa tempesta di sentimenti scatenarsi sul mare, con i due energici sfidanti marinareschi resi con convincente adesione da Carmine Paternoster e Salvatore Caruso. C’è tempo di galleggiare con loro fino al 13 luglio, previa prenotazione e flutti permettendo.

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