Sul fondamento poetico del mondo
Giovanni Casoli - L’ora d’oro
Per parlar di poesia bisogna poetare. Cercare un fondamento e vederlo trasparire nelle cose è l’atto poetico supremo che mostra il fondamento poetico del mondo e che, abbandonata l’illusione di dominarlo, si fa cassa di risonanza, accogliente luogo sonoro, capace di moltiplicare l’unicità dell’esperienza che il poetico forma in ognuno per renderla universale.
“Il divorzio tra le parole e le cose ha portato solo una mareggiata di irrealtà, che dilava le menti e i cuori riducendoli a spiagge soffocate, infeconde”.
Il testo, cadenzato in tre parti ben distinte eppure profondamente unitario, s’articola in una breve narrazione in prima persona ambientata negli anni ’70, in una sezione di dodici lettere ed in una sequenza di poesie.
Solo all’apparenza generi diversi, solo all’apparenza argomentazioni diversificate. In verità c’è un solo grido di protesta contro un mondo che appare crudo ed insensato, sostanzialmente volgare, ed il trasparire della possibilità del rivelarsi del fondamento del mondo, del suo radicarsi nel poetico.
Ricco di continue citazioni, dirette ed indirette, Casoli ad ogni pagina ci costringe a far i conti con noi stessi, con i grandi temi del nulla e dello scorrere della vita, fuori dall’atmosfera imperante dell’egotismo che respiriamo, in polemica con chi pensa che non ci sia nulla da spiegare. Ci aiuta ad amare il mondo, come ci indice a fare nell’ultimo saluto-appello, a vivere come abitanti d’un casa provvisoria in cui cielo e terra si incontrano poeticamente.