Suggerimenti non richiesti a Gentiloni
Martedì sono stato invitato a dare il mio contributo alla presentazione, al Pas di Roma, di un libro assai originale, L’isola di Noi (San Paolo), scritto da Federico De Rosa, il collaboratore più atipico della rivista che dirigo, Città Nuova. È infatti un ragazzo autistico, che però, grazie alla tenacia dei suoi genitori, alla collaborazione di tanti amici e terapeuti, all’intelligenza di un ambiente favorevole, è riuscito a farsi strada nel mondo del giornalismo e della scrittura. Oggi ci offre, col suo secondo libro, una “guida al Paese dell’autismo”.
Nel libro De Rosa presenta le diverse zone dell’isola, quella del Parlamento, delle fabbriche, della scuola, dell’ospedale… Ne emerge un quadro di indicazioni e valori che non è infantile, ma al contrario estremamente adulto, perché l’autistico è una persona che va al cuore delle relazioni umane, che nel silenzio che tanto spesso gli è proprio, elabora la quintessenza della vita umana, e distilla perle di saggezza.
Talvolta l’autistico riesce ad esprimere, attraverso il suo computer e l’ausilio di “fiducia” del papà o della mamma (non si tratta di “scrittura facilitata”, ma di supporto affettivo), alcune di queste perle. Ad esempio sulla politica. Scrive Federico: «La politica è concepita come un grande laboratorio delle idee volto a razionalizzare e velocizzare il percorso naturale per cui, in una determinata società, tende ad affermarsi la componente più vera e più valida di ogni idea concreta». Chissà che questo governo non tenga conto di questo suggerimento al servizio della competenza e della verità, senza gli infingimenti tipici della battaglia partitica. Ne saranno in grado i ministri del governo varato in 48 ore?
Ancora: «Nell’isola di Noi non esiste il concetto di candidato politico. Qualsiasi cittadino di qualsiasi età o condizione è a disposizione delle istituzioni, se la maggioranza delle persone lo richiede». Ebbene, perché, caro Gentiloni, non dar spazio a un sistema politico in cui la “vocazione soggettiva”, cioè il proporsi come candidato, sia non dico sostituita, ma integrata dalla “vocazione oggettiva”, cioè da un sistema che favorisca l’emergere di politici non di professione, ma di elezione?
Una terza e ultima perla di Federico De Rosa: «La poca inclinazione di molti autistici alla comunicazione verbale, infine, fa sì che nella nostra vita politica si parli poco, il che è positivo». Su quest’ultimo punto sarebbe più onesto rivolgersi a politici e comunicatori congiuntamente, per ridare spazio a trasmissioni e articoli dove la ricerca della verità politica abbia priorità rispetto allo sbandieramento delle idee partigiane gridando più forte possibile.
Ma siamo “solo” nel mondo degli autistici, coloro che sanno meglio di noi “normodotati” che cosa voglia dire toccare l’essenziale della vita. E non la sua superficie.