Sudan: si intensificano i combattimenti a Khartum
Il bilancio provvisorio parla di oltre 185 morti e 1.800 feriti secondo l’Onu, 144 morti e 1.400 feriti secondo fonti del comitato centrale dei medici sudanesi.
Le Forze di Supporto rapido (Rsf) hanno annunciato di aver preso l’aeroporto e di essere entrate nel palazzo presidenziale, cosa che l’esercito ha subito negato. L’esercito afferma di controllare il quartier generale del suo Stato maggiore, uno dei principali centri di potere di Khartum.
Nel cielo della capitale sudanese gli aerei del generale Abdel Fattah al-Burhan, leader de facto del Paese dal golpe del 2021, cercano di superare l’intenso fuoco di sbarramento dei mezzi corazzati dei paramilitari (detti in modo denigratorio janjawid) delle Forze di Supporto rapido del generale “Hemedti”, vice di Burhan nel golpe del 2021, divenuto da sabato suo nemico giurato.
«È la prima volta nella storia del Sudan dall’indipendenza (nel 1956) che c’è un tale livello di violenza nel centro, a Khartum», afferma Kholood Khair, fondatore del centro di ricerca Confluence Advisory, di Khartum.
Milioni di sudanesi, nella capitale e in altre grandi città, si sono barricati nelle loro case, per sfuggire al fuoco incrociato dei due gruppi militari, mentre le entrambe le forze bombardavano le aree residenziali con colpi di artiglieria e attacchi aerei, e scontri a fuoco nelle strade.
Il conflitto era latente da settimane tra il generale Burhan e il generale Daglo, i cui ex miliziani della guerra del Darfur erano diventati negli ultimi anni ausiliari ufficiali nell’esercito. Lunedì i contatti diplomatici sembravano intensificarsi. Alla fine della giornata, l’Egitto, un vicino importante e influente, ha annunciato di aver discusso la situazione con Arabia Saudita, Sud Sudan e Gibuti, altri tre importanti attori regionali, oltre che con Parigi.
Il generale Abdel Fattah al-Burhan ha emesso un decreto di scioglimento delle Rsf, considerandole una «forza ribelle». Ha detto di essere aperto ai negoziati, ma la diplomazia sudanese ha evocato allo stesso tempo una crisi interna che deve essere risolta dai sudanesi. Il generale Hemedti accusa l’esercito di aver violato la tregua e di aver bombardato i civili. Tuttavia, ribadisce il suo accordo per un cessate il fuoco di 24 ore.
Lunedì sera l’Unione europea ha annunciato che il suo ambasciatore è stato «aggredito nella sua residenza» di Khartum, dove i combattimenti di piazza e i bombardamenti sono incessanti e non risparmiano alcun settore.
Poche ore dopo, gli Stati Uniti hanno riferito che uno dei suoi convogli diplomatici è stato preso di mira.
«Tutto il nostro personale è sano e salvo», ma questo atto è «irresponsabile», ha affermato Antony Blinken, segretario di Stato americano.
Medici Senza Frontiere (Msf) afferma di aver ricevuto 136 feriti lunedì nel suo ultimo ospedale funzionante del Nord Darfur. «La maggior parte sono civili che sono stati colpiti, tra cui molti bambini», riferisce la Ong. «Undici sono morti» fra sabato e domenica per mancanza di attrezzature e di personale.
L’Onu invita i due generali a «cessare immediatamente le ostilità» perché il conflitto potrebbe essere «devastante per il Paese e per l’intera regione».
Il Qatar, dal canto suo, ha contattato il presidente della Commissione dell’Unione Africana (Ua), Moussa Faki Mahamat, che dovrebbe recarsi in Sudan il prima possibile.
Negli ultimi giorni sono stati nuovamente segnalati scontri intorno al quartier generale dell’esercito e nei pressi del vicino aeroporto, due importanti zone di scontro da quando i combattimenti sono scoppiati sabato scorso. Scontri armati si sono svolti anche intorno alla base aerea strategica a Merowe, circa 350 chilometri a nord-ovest di Khartum.
La violenza ha risollevato lo spettro della guerra civile proprio mentre i sudanesi stavano cercando di rilanciare l’idea di un governo civile democratico dopo decenni di giunte militari.
Il generale Daglo ha dichiarato martedì 18 aprile in una serie di tweet di aver approvato una tregua umanitaria di 24 ore dopo aver parlato con il segretario statunitense Blinken.
La risposta di Burhan sembra però rifiutare la tregua. Ha detto in una dichiarazione che «non era a conoscenza di alcun coordinamento con i mediatori» a proposito di una tregua e che altre truppe si starebbero unendo alla battaglia.
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