Sudamerica e integrazione: la strada smarrita
Dove é finita l’integrazione sudamericana? I Paesi della regione sembrano ciascuno concentrato nei propri problemi interni trascurando un processo importante proprio per il tanto agognato sviluppo. Un esempio chiave é l’Unione delle Nazioni del Sud (Unasur, in spagnolo) che tre anni dopo aver inaugurado la sua futuristica sede a Quito (Ecuador) da sei mesi non riesce a nominare un nuovo segretario generale. Quello uscente, l’ex presidente colombiano Ernesto Samper, ha concluso a febbraio il suo mandato, già prolungato a suo tempo durante sei mesi.
La Unasur nasce formalmente nel 2011 per consolidare politicamente la posizione dei 12 paesi sudamericani, vari dei quali in quel momento accomunati da una maggiore vicinanza ideologica. Pare che i cambiamenti politici occorsi in Brasile, Argentina, ha avuto anche l’effetto di bloccare questo organismo, tra l’altro impegnato fino a febbraio nella mediazione per la crisi che vive il Venezuela, il cui regime é uno degli artefici della nascita dell’Unasur.
L’altro organismo che via via si é diluito col tempo é il progetto di una banca di sviluppo ragionale, la Bansur, nata per l’inziativa del Venezuela e dell’Argentina in modo speciale, ma dotata di scarse risorse, tra l’altro mai fatte pervenire integralmente.
Infine sembra in difficoltá chiare il Mercosur, forse il processo piú ambizioso della regione ma anche il meno attivo ultimamente. Sabato scorso, un summit dei ministri degli Esteri dei Paesi soci fondatori ha provveduto a sospendere a tempo indeterminato il Venezuela da stato membro per la rottura dell’ordine democratico interno.
L’Uruguay, ideologicamente vicino al governo di Caracas, ha tentato piú volte di evitare una sanzione prevista dal trattato istitutivo del blocco regionale, conosciuta come “clausola democratica”. Il Mercosur sembrava viaggiare col vento in poppa all’aver incluso nel 2013 tra i suoi membri il Venezuela, una economía intermedia ed importante membro dell’OPEC (il club dei produttori di petrolio), e con la possibilitá di includere la Bolivia.
Il regime di Caracas ha attratto le critiche dei Paesi soci e pare abbastanza difficile che l’attuale orientamento liberista del parlamento del Brasile sia disposto a ratificare l’inclusione della Bolivia, il che é un ostacolo ulteriore all’agenda dell’integrazione latinoamericana.
In un contesto del genere, senza sapere se il Mercosur include o no un Paese membro come il Venezuela che viola lo stato di diritto o se, ad esempio, il presidente brasiliano Michel Temer porterá a termine il suo mandato oppure finirá destituito e sotto processo, appare anche improbabile che l’Unione Europea accetti di portare a termine il trattato di accordo commerciale col blocco sudamericano.
Se negli anni passati la coincidenza ideologica in un senso ha avuto il difetto di emettere dichiarazioni di principio, ma senza redarre una agenda di passi concreti nell’integrazione della regione, oggi in certo modo accade lo stesso. Ancora una voltal l’orientamento politico dei governi impedisce di continuare la strada condivisa dello sviluppo.
Un esempio concreto? La riva atlantica dell’America del Sud non é collegata alla riva pacifica. Il paradosso é che i flussi commerciali devono circunnavigare a nord o a sud il continente per andare verso oriente, oggi snodo strategico mondiale.
Non esiste nessuna autostrada che abbia continuitá da un Paese all’altro e lo stesso dicasi per le inesistenti linee ferroviarie. Una mancanza di visione che fará perdere non poche opportunitá alla regione. Peccato.