Sudamerica, cooperazione avanti a piccoli passi
L’integrazione sul modello dell’Unione Europea appare ancora lontana, e non tutti ne sono convinti al 100 %. C’è chi preferisce allargare il progetto di cooperazione includendo tutta l’America Latina, compresi Caraibi e Messico, Centroamerica e Antille, chi come il messicano Lopez Obrador vorrebbe inglobare tutto il continente con la partecipazione di Stati Uniti e Canada, chi preferisce fare un passo alla volta sfruttando maggiormente le istituzioni esistenti, come l’uruguaiano Lacalle Pou, o chi guarda al Pacifico e all’asse Nord-Sud, come il cileno Boric. Ma si impone con sempre maggior evidenza una realtà: ciascuno, da solo, fa la fine del pesce piccolo, economicamente “mangiato” da quelli grossi e dipendente dai loro umori.
«Abbiamo lasciato che le ideologie ci dividessero e interrompessero lo sforzo dell’integrazione», ha affermato Lula nel discorso inaugurale. «Abbiamo abbandonato i canali di dialogo e i meccanismi di cooperazione e, con ciò, abbiamo perso tutti».
Il presidente brasiliano ha convinto i suoi colleghi a riprendere il lavoro, anche accantonando l’Unasur, l’ambizioso processo nato ai “tempi d’oro” della sinistra sudamericana, oggi clinicamente morto.
Ad ogni modo, il Brasile riprende il suo ruolo di leader naturale di questa parte di mondo, della quale è di gran lunga la principale economia e la casa di oltre la metà dei suoi abitanti. Forte anche del suo capitale di credibilità politica, Lula ha convocato il 30 maggio a Brasilia i presidenti dei 12 Paesi dell’America del Sud. Tutti presenti (con l’unica assenza di Dina Boluarte del Perù, che ha però inviato il primo ministro). Non solo: è ritornato il Venezuela. È proprio sul la presenza di Nicolas Maduro che si sono accese le maggiori polemiche: è accettabile la presenza dell’esponente di un regime che viola i diritti umani?
Le parole del presidente del Cile, Gabriel Boric riassumono la posizione che si sta consolidando nella regione: «Ci rallegra che il Venezuela ritorni alle istanze multilaterali, perché crediamo che è in queste istanze che si risolvono i problemi (…)». Tuttavia, ha aggiunto: «Ho rispettosamente manifestato il mio disaccordo con quanto segnalato dal presidente Lula: la situazione dei diritti umani in Venezuela non è una costruzione narrativa” (così si era espresso il brasiliano), è una realtà, e seria, ed ho potuto vederla negli occhi e nel dolore di centinaia di migliaia di venezuelani che vivono oggi nella nostra patria».
Boric ha anche aggiunto: «le sanzioni non debilitano i governanti, danneggiano i popoli», ed ha chiesto a Stati Uniti e Unione Europea di eliminarle.
Il colombiano Gustavo Petro è stato il primo a riprendere i rapporti con Maduro, ristabilendo nell’agosto scorso i rapporti diplomatici e poi incontrandolo personalmente. Sono seguite le riaperture delle ambasciate del Cile, dell’Uruguay, e quelle del Brasilesono in corso.
Il summit di Brasilia si è concluso con una dichiarazione comune che riafferma l’importanza di «un dialogo regolare che dia impulso al processo di integrazione», con la decisione di «stabilire un gruppo di contatto, guidato dai ministri degli Esteri, per la valutazione delle esperienze e dei meccanismi di integrazione e l’elaborazione di una road map».
Il summit è comunque servito per stipulare o avanzare verso diversi accordi bilaterali su integrazione energetica, alimentare, commercio, infrastrutture, processo di pace colombiano e difesa dell’Amazzonia. Passi avanti, piccoli ma reali.
Certo, l’obiettivo dell’Unasur (Unione delle Nazioni Sudamericane) è ancora lontano, ma l’effetto gravitazionale del Brasile è una realtà. Se il Brasile fa dell’Unasur una vera priorità della sua politica estera, prima o poi i Paesi sudamericani si orienteranno a rientrarvi. Si vedrà. «In ogni caso – come afferma Jurama Almeida, ricercatrice brasiliana del Clae (Centro Latinoamericano di Analisi Strategica) –, la foto di famiglia conclusiva è un fatto positivo per un subcontinente senza conflitti armati fra Paesi, che concentra le maggiori riserve di petrolio, di biodiversità, di acqua potabile e di litio del mondo. Gli sguardi sono rivolti, di nuovo, all’America del Sud».