Su e giù per le antiche scale (di Odessa)

Non è una gradinata comune, ma una delle più celebri se non delle più belle del mondo, resa tale dal film muto di Ejzenštejn “La corazzata Potëmkin”. È il simbolo più conosciuto di questa importante città portuale sul Mar Nero
Scena da "La corazzata Potemkin"

Odessa, sul Mar Nero, famoso centro turistico-termale nonché importante base navale russa in Ucraina, venne fondata nel 1794 dalla Russia nel territorio sottratto alla Turchia su alcuni rilievi collinari all’estremo margine della steppa. Cresciuta velocemente sotto il governatorato del duca di Richelieu (1813-1814), nel 1819 divenne un “porto franco” e tale rimase fino al 1879. In questo lungo arco di tempo la città si affermò come importante centro di scambi commerciali e zona di transito tra Europa e Asia, dal carattere squisitamente cosmopolita.

Durante la guerra di Crimea (1853-1856), Odessa venne pesantemente bombardata dalla marina inglese e francese. In seguito riprese nuovamente a svilupparsi in quanto principale porto russo per l’esportazione dei cereali. Nel 1866 venne collegata da una linea ferroviaria a Kiev e Kharkiv, in Ucraina, e Iasi, in Romania. Qui nacquero personaggi come lo scrittore ebreo Isaac Babel’, autore dei Racconti di Odessa, e la poetessa Anna Achmatova. E qui morì Vasil Evstatiev Aprilov, scrittore e patriota bulgaro. Nel 1905 la città divenne luogo della rivolta operaia supportata dall’equipaggio della corazzata Potëmkin, ammutinatosi per il disumano trattamento a bordo, e dalla rivista leninista Iskra.

E proprio su questo episodio della Potëmkin, immortalato dal regista Ejzenštejn, desidero fermarmi, tralasciando il resto di una storia travagliata che ha visto, ai nostri giorni, anche questa città coinvolta nel braccio di ferro tra la Russia di Putin e l’Ucraina di Porošenko. Chi non ricorda la lunga scena del film muto in cui è rappresentato drammaticamente il massacro sulla scalinata Richelieu? Progettato nel 1815 dagli architetti Carlo Boffo e Avraam Melmikov, questo collegamento tra la parte alta della città e il mare denominato oggi Scalinata Potëmkin è il simbolo più conosciuto di Odessa in tutto il mondo.

In breve la storia del film. Nel 1925, il Comitato Centrale del Partito comunista dell’Unione Sovietica commissionò una serie di pellicole destinate a commemorare il 20° anniversario della prima rivoluzione. A Ejzenštejn fu affidato il compito di rievocare in un grande affresco cinematografico gli eventi di quel periodo tempestoso. Il regista iniziò le riprese a Leningrado, ma il maltempo lo costrinse a spostarsi verso il sole del sud. A Odessa per girare le scene di quello che avrebbe dovuto intitolarsi L’anno 1905, si rese subito conto dell’effetto drammatico che poteva ricavare dalla monumentale scalinata e, dato il tempo limitato a disposizione (il film doveva essere pronto per festeggiare l’ottavo anniversario della Rivoluzione d’Ottobre), decise di concentrarsi unicamente sull’episodio della corazzata, il cui equipaggio si rifiuta di mangiare la carne guasta. Scatta la reazione disciplinare del comandante, ma il plotone di esecuzione risponde rifiutandosi di sparare sui compagni. Scoppia la rivolta e i marinai si impadroniscono della nave. Nel tumulto, Vakulinciuk, capo degli ammutinati, viene ucciso e i suoi compagni ne depongono il corpo sul molo di Odessa. La notizia dell’ammutinamento mette in fermento la popolazione, che affluisce in massa verso il porto per rendere omaggio alla salma, fraternizzare con i marinai ribelli e rifornirli di viveri. Immediata la risposta delle autorità zariste: i soldati inseguono e massacrano senza pietà i cittadini ammassati sulla grande gradinata.

Ed è qui la scena più tragica e famosa del film: spinta da una madre appena fucilata, una carrozzina col bambino scivola giù dalla gradinata verso il mare. Pongono fine alla strage alcuni colpi di cannone tirati dalle batterie della Potëmkin. Ma ecco sopraggiungere minacciosa la flotta ammiraglia. Istanti di tensione e di incertezza. Poi, invece di attaccare, tutti gli equipaggi acclamano la corazzata, che può così attraversare indenne il blocco navale.

Questa epopea collettiva, la cui potenza evocativa mette in secondo piano l’intento propagandistico, esaltando la lotta del popolo contro il potere autoritario, voleva dimostrare il trionfo della Rivoluzione del 1917, di cui l’episodio della Potëmkin era solo un preannuncio: per la prima volta la marina si univa alle masse operaie. A prezzo però di forzare la verità storica, tranne le scene iniziali dell’ammutinamento.  Infatti la reazione sanguinosa delle truppe zariste non avvenne in un sol luogo e in un solo momento, ma si sfogò in strade e piazze diverse di Odessa, durante più giorni. Non solo, ma il destino della corazzata e dei suoi marinai fu ben diverso dalla conclusione “vittoriosa” filmata da Ejzenštejn. Soprattutto, la gradinata rimase totalmente al di fuori dagli scontri. Ma tant’è: grazie alla potenza dell’arte, la storia inventata ha soppiantato, nell’immaginario comune, quella reale.

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