Striscia la notizia

Tutto passa, nulla è eterno. È una legge di natura, ma vale pure per il piccolo schermo. Anche l’astro di Striscia la notizia prima o poi era destinato a tramontare. Ma nessuno si aspettava una caduta in picchiata di queste proporzioni al punto che il Gabibbo, precipitato dall’altare alla polvere, è il fenomeno televisivo di questo inizio stagione. È bastato poco per mettere a nudo il re dell’audience. La più lunga monarchia che la tv italiana ricordi (siamo alla 16ma edizione) è stata scardinata dai pacchi miliardari e dalla verve alla vaccinara di Paolo Bonolis. Un sorpasso, annunciato dalle stucchevoli liti in diretta tv fra il conduttore di Affari tuoi e il creatore di Striscia, che è forse la spia di una formula logora e di un paese cambiato. Tra il tg e il film, gli italiani infatti non sembravano aspettare altro che un’alternativa, la possibilità di cambiare canale. Non che Antonio Ricci non le abbia tentate tutte. Prima ha preparato il terreno alle nuove veline Vera Atyushkina e Lucia Galeone. Poi ha introdotto il pubblico in sala come ai tempi di Drive in: niente. Allora ha fatto scendere in campo Michelle Hunziker icona del sorriso intelligente e sexy in stile Zelig. Risultato: non più ripetibile il gesto di ringraziare il pubblico per gli ascolti del giorno prima. E allora ecco il conteggio delle lenticchie che vale miliardi scomparso dai tempi di Pronto Raffaella della Carrà, il quiz tanto vituperato fino al giorno prima (anche se c’è la beneficenza). Per chiudere l’invenzione delle baciatrici, focose pin up il cui compito è avvilupparsi ai politici e riempirli di inattese effusioni per vedere l’effetto che fa. Beh, l’effetto che fa è quello di un Ancien Régime, di una monarchia in disarmo. Striscia la notizia faceva irruzione in tv nel 1988. Di lì a poco arrivò il tempo del cappio a Montecitorio. Il Pupazzone rosso dall’accento ligure intercettò la sete di giustizia di un’Italia che aveva conosciuto Tangentopoli. Aggredire i politici non era più peccato, e Stefano Salvi divenne il simbolo di un popolo che chiedeva conto agli onorevoli del loro operato. Anche a rischio dello scontro fisico. Poi col tempo sono arrivati le inchieste sulla Missione Arcobaleno e sui tarocchi televisivi, sui fuori-onda e su Vanna Marchi, insieme con il rituale della consegna del Tapiro, vera gogna televisiva e neo-macchina della verità che ha teorizzato un nuovo reato: chi non fa il simpatico, chi non mostra auto-ironia e ammicca alle telecamere di Staffelli è già mezzo colpevole. Nessuno per paura e soggezione, osava più attaccare sulla stampa Ricci, sempre più onnipotente nel suo ruolo di guru catodico e implacabile fustigatore dei costumi. Ma adesso siamo alla resa dei conti: un tempo si diceva solo che Ricci non disturbava troppo il manovratore. Adesso viene messo in dubbio anche il suo genio creativo che negli ultimi quindici anni ha prodotto in definitiva solo Striscia e Paperissima. Vista la china presa da Striscia c’è da chiedergli conto anche dell’aver creato un mito di cui nessuno sentiva il bisogno (le veline) e di aver per anni illuso quanti dicevano che l’unico tg serio e autorevole era quello di Iacchetti e Greggio. Visti gli ascolti, a Mediaset pare ci stiano pensando: pensionare il Gabibbo. Liberarsene per un po’ non potrà che far bene anche al suo creatore. Una pausa di riflessione potrebbe restituirci il vero Ricci, uno dei pochi veri innovatori della tv italiana. Gianni Bianco

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