Stringersi, collaborare, agire: per il bene comune

Dibattito, con studenti e cittadinanza, a Cascina, in provincia di Pisa. Due gli ospiti: Michele Zanzucchi, direttore di Città Nuova, e Mohammad Khalil, presidente del Centro culturale islamico.
Cascina

Lunedì 4 aprile, a Cascina, in provincia di Pisa, è stato un giorno speciale. Tanti sono stati i preparativi che hanno preceduto il doppio incontro sul dialogo tra culture e religioni diverse organizzato con Michele Zanzucchi, giornalista e direttore di Città Nuova, e Mohammad Khalil, imam di Pisa e presidente del Centro culturale islamico del capoluogo toscano.

 

“Con gli occhi dell’altro: dialogo e pace per il bene comune” è un progetto nato dalla collaborazione tra Movimento dei Focolari e Centro culturale islamico di Pisa, che hanno curato l’organizzazione del seminario pomeridiano, mentre l’Istituto Comprensivo Paolo Borsellino di Navacchio ha invitato i due ospiti per un incontro con gli studenti adolescenti. L’incontro del mattino a scuola è stato preparato per tempo con i ragazzi dall’insegnante di religione, Claudia Landi, che ha tratto ispirazionedalle pagine del libro L’Islam spiegato a chi ha paura dei musulmani, scritto da Michele Zanzucchi.

 

Nell’approfondire un tema così delicato, sono nate tante piccole scenette, rappresentative dei pregiudizi che non permettono una vera conoscenza del mondo islamico, preparate spontaneamente dagli alunni con l’aiuto dei giovani del gruppo di dialogo interreligioso di Pisa e recitate poi davanti ai due ospiti.

 

Aula magna scolastica affollata, fermento tra gli attori improvvisati e un po’ imbarazzati, silenzio e compostezza durante gli interventi degli ospiti: un piccolo miracolo per la scuola, abituata ai rumori di chi freme a star fermo su una sedia, e un grande insegnamento rivolto dai ragazzi agli adulti presenti. Si può dunque parlare di temi sensibili con i giovani, si deve farlo. Quando si affrontano con sensibilità, tutti gli argomenti arrivano al cuore.

 

La condizione femminile nella cultura islamica, il terrorismo, la paura: di fronte a una platea di studenti tredicenni, Michele Zanzucchi ha raccontato con passione le sue esperienze, i suoi viaggi, la versione oggettiva e non sensazionalistica della convivenza necessaria e possibile tra mondi diversi. Mohammad Khalil, dal canto suo, ha soddisfatto le curiosità dei ragazzi sulla comunità islamica pisana, testimoniando con la sua stessa presenza una volontà pacifica di dialogo che raramente traspare dai telegiornali.

 

Nel pomeriggio, nella biblioteca comunale di Cascina, i due ospiti sono tornati a parlare di dialogo interreligioso con la numerosa cittadinanza cascinese. «L’ampia partecipazione di oggi dimostra un forte desiderio di “stringersi”, che va sfruttato per trasformare la città, somma di cittadini, in vera comunità», ha sottolineato il sindaco, Alessio Antonelli. In questa sede, più composta e formale, si è approfondito il significato della parola dialogo.

 

«Il dialogo è fatto di incontro, negoziato, condivisione e azione», hachiaritoZanzucchi. Per dialogare, dunque, bisogna seguire un percorso che, dall’incontro di persone diverse, passando attraverso l’approvazione e il rispetto di regole comuni, mira alla conoscenza dell’altro, per arrivare infine a un lavoro condiviso per il bene comune. «Anche dentro la comunità islamica c’è bisogno di confronto, visto che sono 28 i Paesi da cui provengono i musulmani solo di Pisa, tutti diversi tra loro per tradizioni e cultura», ha spiegato Khalil.

 

Michele Zanzucchi, che nella sua attività di giornalista ha più volte incontrato immigrati di ogni nazionalità, ha raccontato la storia di chi scappa dal suo Paese per vivere un sogno di libertà e di pace che non può essere negato né fermato. «Bisogna avere un a priori positivo verso l’altro, e sfruttare questo desiderio di pace come contributo di miglioramento alla società».

 

Mohammad Khalil, originario di Gerico in Palestina, arrivato in Italia da immigrato nel lontano 1981, ha così risposto a chi tra il pubblico sosteneva la necessità di controllare i flussi migratori in un momento delicato per via del terrorismo di matrice islamica: «Il terrorismo non fa parte dell’Islam, è figlio di una società che ha rifiutato e ghettizzato gli uomini considerati diversi. Le moschee sono luoghi di preghiera e di pace. I terroristi di Parigi e Bruxelles nulla hanno a che fare con il vero musulmano, che frequenta i luoghi di preghiera, rispetta le regole pacifiste del Corano, studia e si impegna nella vita di tutti i giorni per tenere a galla quella nave comune che nel mondo islamico simboleggia il mondo in cui viviamo».

 

Dopo qualche brusio iniziale, la platea piano piano è diventata più partecipe e costruttiva. Si percepiva il desiderio di rendere fattiva questa sensazione di dialogo possibile, appena sperimentata, portandola all’esterno, nei quartieri e strade colorati di mille diverse lingue e tradizioni. Uscendo dalla biblioteca comunale, ognuno a modo suo ha rinnovato il suo impegno a vincere le paure che ci allontanano l’uno dall’altro e “stringersi”, come ha detto il sindaco, “collaborare”, come ha detto Khalil, e “agire”, come ha affermato Zanzucchi. Per il bene comune.

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