Strage di migranti in mare, è questa l’Europa?
Migranti, cioè uomini, donne bambini. L’ennesima tragedia nel Mar Mediterraneo con il naufragio di un gommone al largo della Libia e la morte, avvenuta nella notte del 22 aprile, dei suoi 130 occupanti ci ha sconvolto, non solo per la gravità dell’accaduto ma ancor più perché quel naufragio e quelle morti sono il risultato della mancata risposta alla richiesta di aiuto partita dalla imbarcazione in difficoltà.
Come ha detto papa Francesco, questo è « il momento della vergogna. Preghiamo per questi fratelli e sorelle, e per tanti che continuano a morire in questi drammatici viaggi. Anche preghiamo per coloro che possono aiutare ma preferiscono guardare da un’altra parte. Preghiamo in silenzio…».
Pare che dal primo allarme siano passate ben 33 ore prima che una nave (di una ONG) giungesse sul luogo. Frontex (L’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera) sostiene di aver allertato tre Paesi (Italia, Malta e Libia) senza che nessuno di essi si attivasse.
La portavoce dell’Oim, l’organizzazione dell’Onu per i migranti, Safa Mshli, come riporta Avvenire ha detto «Gli Stati si sono opposti e si sono rifiutati di agire per salvare la vita di oltre 100 persone. Hanno supplicato e inviato richieste di soccorso per due giorni prima di annegare nel cimitero del Mediterraneo. È questa l’eredità dell’Europa?».
Siamo arrivati alla negazione del soccorso in mare, atto che è contrario non solo ai più elementari principi di umanità ma anche alle leggi e alle convenzioni internazionali.
Come può, la nostra Europa, fiera della sua civiltà e della sua democrazia, disprezzare il più elementare dei diritti umani: quello alla vita? Questa tragedia è solo l’ultima di una serie di eventi e di fatti che ci debbono convincere che non si può più far finta di niente e che è l’ora di agire.
Come cittadini europei ci attendiamo che l’Unione Europea dia al Dossier migrazioni la stessa importanza e la stessa urgenza che, giustamente, sono attribuite alla lotta alla pandemia, alla crisi economica ad essa collegata e al tema del cambiamento climatico. Per tale ragioni l’associazione Sante Malatesta di Pisa e il centro internazionale studenti Giorgio La Pira di Firenze hanno chiesto ai vertici della Ue, al presidente del parlamento europeo di impegnare le Istituzioni europee ad assumere impegni precisi.
Prima di tutto, organizzare immediatamente un sistema efficace di soccorso in mare con il contributo (nelle forme opportune) di tutti i Paesi europei
Si impone, poi, di porre subito rimedio alla situazioni drammatiche dei campi profughi collocati in prossimità delle frontiere europee (in particolare quelli di Lesbo, in Grecia, e di Lipa, in Bosnia) con progetti di risanamento e di assistenza alle persone che li abitano in condizioni disumane e con un sistema di incentivi/disincentivi rivolti agli Stati coinvolti.
Occorre,infine, definire finalmente una razionale e umana politica migratoria europea e attivare Corridoi per l’arrivo legale e in sicurezza dei migranti sul territorio europeo.
Le due realtà associative toscane, in collegamento con tanti altri soggetti, si sono rivolte direttamente al capo del governo italiano, Mario Draghi, perché si arrivi ad accertare i fatti, «ovvero se in effetti l’Italia ha vergognosamente rifiutato di prestare soccorso in mare e, in questo caso, fare pubblica ammenda, accertare le responsabilità ed assicurare che un simile comportamento non si possa ripetere in futuro».
Come cittadini è importante continuare ad essere orgogliosi dell’Europa, la nostra grande casa comune, mentre le parole di esecrazione e di cordoglio non servono a nulla se non si trasformano in azioni. Dobbiamo agire ora.