Storie divine
Tutti abbiamo sperimentato la forza delle parole del papa, la sua capacità di entrare nelle ferite e contraddizioni dei nostri giorni, e nello stesso tempo alzare lo sguardo, fare profezia. Vorrei evidenziare alcuni concetti espressi dal santo padre che non vanno assolutamente persi.
Nel messaggio alle Pontificie Opere Missionarie (21/5/2020) scrive, tra l’altro: «Un cuore missionario riconosce la condizione reale in cui si trovano le persone reali, con i loro limiti, i peccati, le fragilità, e si fa “debole con i deboli”». Non dobbiamo «aggiungere pesi inutili sulle vite già affaticate delle persone, [o] mettere ostacoli al desiderio di Gesù, che prega per ognuno di noi e vuole guarire tutti, salvare tutti».
Bisogna invece «dare risposte a domande ed esigenze reali», per cui esorta: «Non consumate troppo tempo e risorse a “guardarvi addosso” […]. Partite con slancio: nel cammino che vi aspetta ci sono tante cose da fare. Se ci sono cambiamenti da sperimentare nelle procedure, è bene che essi puntino ad alleggerire, e non ad aumentare i pesi; che siano volti a guadagnare flessibilità operativa, e non a produrre ulteriori apparati rigidi». E conclude, ricordando s. Ignazio di Loyola: «Pensate a far bene il vostro lavoro, “come se tutto dipendesse da voi, sapendo che in realtà tutto dipende da Dio”».
Nel messaggio per la 54ma Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali (24/1/2020) Francesco scrive, tra l’altro: «Per non smarrirci abbiamo bisogno di respirare la verità delle storie buone: storie che edifichino, non che distruggano; storie che aiutino a ritrovare le radici e la forza per andare avanti insieme. Nella confusione delle voci e dei messaggi che ci circondano, abbiamo bisogno di una narrazione umana, che ci parli di noi e del bello che ci abita. Una narrazione che sappia guardare il mondo e gli eventi con tenerezza; che racconti il nostro essere parte di un tessuto vivo; che riveli l’intreccio dei fili coi quali siamo collegati gli uni agli altri».
E aggiunge: «Il Dio della vita si comunica raccontando la vita […]. Non esistono storie umane insignificanti o piccole. Dopo che Dio si è fatto storia, ogni storia umana è, in un certo senso, storia divina. […]. Raccontarsi al Signore è entrare nel suo sguardo di amore compassionevole verso di noi e verso gli altri. A Lui possiamo narrare le storie che viviamo, portare le persone, affidare le situazioni […]. Sì, perché nessuno è una comparsa nella scena del mondo e la storia di ognuno è aperta a un possibile cambiamento». Dobbiamo insomma «fare memoria di ciò che siamo agli occhi di Dio, testimoniare ciò che lo Spirito scrive nei cuori, rivelare a ciascuno che la sua storia contiene meraviglie stupende».