Storie di giovani
I giovani sono uguali dappertutto, nonostante situazioni e geografie diverse: vogliono uscire dalla soffocante premura familiare e sperimentare, pur con paura, la loro vita.
In “Sotto il sole di Amalfi”, la vita è mia, pare dire Vincenzo, vent’anni e non vedente, fidanzato con Camilla che è appena tornata dopo un anno dal Canada. Si incontrano con altri amici ad Amalfi – lui è ricco, il padre non c’è – sotto lo sguardo di una madre iperprotettiva e ansiosa, legata ad un nuovo compagno. Il gruppo degli amici scopre la bellezza del luogo, della gente, intreccia o cerca di intrecciare relazioni sentimentali, con vittorie più o meno guadagnate.
Ma tutto ruota intorno a Vincenzo (Lorenzo Zurzolo) e a Camilla (Ludovica Martino) più che sulla madre di lui (Isabella Ferrari, qui non in gran forma) e al suo compagno (Luca Ward, idem). Ma la ragazza deve scegliere: andare a vivere con il ventenne (che non ha nessuna idea di cosa voglia dire una convivenza) o ritornare in Canada dove ha ricevuto una vantaggiosa proposta di lavoro?
Per quanto il film sia leggerino, recitato e diretto così così – la parte migliore è il paesaggio di Amalfi di giorno e di notte – il succo sta nell’incertezza dei rapporti amorosi tra i giovani, nelle scelte che vorrebbero fare e nella volontà di liberarsi da genitori insoddisfatti e irrealizzati – i padri che si colpevolizzano ma non cambiano, le madri smarrite. Naturalmente tutto detto con le notarelle da film vacanziero che semina qua e là frasi che dovrebbero essere importanti e con un “suo” finale. Diretto con tranquillità da Martina Pastori è il sequel del precedente Sotto il sole di Riccione. Su Netflix, dura 90’ tranquilli.
Ben altra cosa è Ada, premio a Cannes 2022 nella sezione Un certain régard della russa Kira Kovalenko. Nella città mineraria di Mizur, nell’Ossezia del Nord, tra montagne petrose e polvere, vive la ragazza Ada (straordinaria Milane Aguzorova) con il cupo e iperpossessivo padre, il fratello Dakko, mentre il fratello maggiore Akim ha lasciato casa. Ada sogna di poter fuggire dall’oppressione paterna ed ha la fortuna che il fratello Akim (Soslam Khugaev) ritorna. Insieme progettano la fuga dal padre malato, durissimo e da un ambiente soffocante. Il film racconta con delicatezza una storia di prova, la vicenda di una ragazza legata al padre e al contempo desiderosa di staccarsene in un clima di sospensione continua nella desolazione della natura.
Film fatto più di ombre e silenzi che di parole getta con acuta sensibilità e rispetto lo sguardo su una giovinezza incompleta, dal passato ambiguo, che ha bisogno di liberarsi. Ada, a duro prezzo, forse è possibile che ci riesca. Poesia e dramma si incrociano nel film da non perdere che, certo in modo diverso da una fiction, racconta l’irrefrenabile voglia dei giovani di essere liberi, pur pieni di timori, di aprirsi alla loro vita.
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