Storie di etica e legalità

Donne che mettono su una cooperativa, un fisico che gestisce socialmente un immobile confiscato alla mafia, un giovane che lavora i campi a Corleone. Vite spese per il riscatto della propria gente
Campo di lavoro su terreni confiscati

Inventarsi un futuro al Sud puntando a formazione, promozione del proprio territorio, voglia di investire sulle risorse della propria terra. Le storie di tre realtà siciliane che hanno scelto di restare e creare lavoro, etico.

 

Rita e il bioturismo Quando parla del suo lavoro le si illuminano gli occhi, cerca le parole migliori, e per far capire cosa vuole dire non lesina esempi. Perché le alchimie, le affinità elettive di vita sono difficili da spiegare, eppure accadono, di rado, ma accadono. È successo nel 2004 a otto donne siciliane di Siracusa che grazie a un master in Bioturismo e gestione dei distretti hanno dato vita ad una cooperativa. È in questa occasione che Rita Sipala ha conosciuto le altre sette compagne, oggi colleghe di lavoro, con cui condivide la sfida di Bioturismo, un’azienda tutta al femminile il cui scopo è la promozione del territorio, in particolare l’area sud-orientale di Siracusa, Ragusa e Catania. «Ognuna di noi ha una storia diversa, come titolo di studio, modo di ragionare e affrontare la vita – racconta Rita Sipala -. Ma credo che sia proprio questa eterogeneità la nostra vera forza, perché anziché sottrarre aggiunge valore ed esperienza a un modo di sentire comune. Il valore aggiunto del master, oltre alle competenze fornite, è stato far incontrare noi otto, conoscerci e mettere in pratica quello che vogliamo fare». La storia della cooperativa risale al 2004, anche se la sua nascita vera e propria è del 2006  «quando abbiamo capito che ce la facevamo, eravamo brave, in grado di realizzare i nostri obiettivi. Quando ce ne siamo rese conto abbiamo smesso di ‘giocare’ per iniziare a fare sul serio. È così che è nata la cooperativa».

 

Otto teste, otto donne che col tempo hanno imparato, nel confronto e pratica, a portare avanti le loro idee, nella condivisione comune dello stesso progetto: rendere visibili realtà eccellenti del territorio che altrimenti non riuscirebbero , far conoscere località poco note al turismo, ma anche trasmettere sapere antichi, in particolare ai ragazzi con progetti mirati nelle scuole. «La cosa bella del nostro lavoro è credere in quello che facciamo. Sembrerà strano, ma ad esempio noi dividiamo la vita in generale in bio e non bio, inteso proprio come modo di sentire tutto. È su questo aspetto che puntiamo». Anche questo è un modo per coniugare etica di lavoro e di vita e legalità, una pratica quotidiana e concreta. «Questo ad esempio è uno dei motivi per cui abbiamo deciso di aprire un conto corrente in Banca etica, quando ancora in Sicilia non esisteva nemmeno una filiale, né uno sportello pur non avendo bisogno di finanziamenti. Una sfida che oggi ci ha ripagato e che ci vede al loro fianco, perché ne condividiamo gli obiettivi». Di quest’anno è la nascita, grazie al contributo della banca, di un tour operator che dà lavoro stabile a due delle otto donne, mentre con un progetto in cantiere, si darà occupazione alle altre quattro.

 

Il fisico e l’incubatore di sviluppo Legalità, etica e sviluppo sono anche i principi e gli obiettivi di Fondazione di Comunità a Messina, dove si cerca di mettere in relazione diversi sistemi: dal welfare all’educazione, passando alla produzione economica con valore sociale. E per farlo si avvale di progetti che mettono insieme soggetti e realtà diversi: ingegneri, studiosi, persone con problemi psichici, o che hanno bisogno di percorsi di riabilitazione. Tra loro anche il fisico Gaetano Giunta che, con scelte di vita assolutamente contro corrente rispetto a un andazzo generale, ha rifiutato due importanti esperienze, una in Massachusetts e un’altra alla Normale di Parigi. «Si è trattata di una scelta di impegno civile da svolgere qui, in questa terra. Come ad esempio avere la sede in un bene confiscato alla mafia, a Capo Peloro». E dato che il miglior investimento nel futuro è rappresentato dalle nuove generazioni, uno dei prossimi progetti della Fondazione è l’adozione sociale dei neonati con lettura e musica. «Riteniamo che questo sia un modo per arrivare a chi sta meno bene e formarlo fin da piccolo».

 

Il contadino sui terreni della mafia Che la legalità sia etica e viceversa, ne è dimostrazione il Laboratorio della legalità di Corleone, nel palermitano. «Non è facile per chi è del posto fare una scelta come questa, far parte del Laboratorio e soprattutto lavorare le terre che sono state confiscate alla mafia – racconta Calogero Parisi dello stesso Laboratorio -. Qui ancora vivono i parenti di chi è in carcere perché mafioso, si incontrano per strada, al bar, in piazza. All’inizio eravamo mal visti, anzi, quasi quasi non esistevamo nemmeno. Oggi invece la situazione è cambiata, la nostra presenza dà speranza». Laboratori, lavoro, iniziative e campi estivi, tutte iniziative che nel paese tristemente ancora oggi associato a nomi come Totò Riina e Provenzano rappresentano una sfida e una speranza per il futuro.

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