Storie di borgata
Alla Sala Uno di Roma.
È una storia di periferia metropolitana. Di lavoro precario, di morti bianche. Uno spaccato di drammatica attualità dove però c’è spazio per la solidarietà e per una semplice storia d’amore. Il bel testo Le mattine, dieci alle quattro di Luca De Bei, anche regista, ha il pregio di affrontare tematiche scottanti ma senza retorica, con leggerezza, ironia e la forza della denuncia. Ogni giorno a quell’ora, tre giovani si incontrano alla fermata del bus, diretti ciascuno al proprio luogo di lavoro. La ragazza fatica per una ditta di pulizie; il rumeno, che parla solo la sua lingua, e l’altro ragazzo, lavorano in un cantiere edile. Una mansione pericolosa, sottopagata e in nero. Tre solitudini, tre mondi diversi, accomunati dalla fatica del vivere, da sogni frustrati, da vite problematiche, che sognano un futuro migliore.
Dopo il primo ruvido approccio, iniziano a raccontarsi. Se lo straniero, per un incidente, scompare e ricompare solo nel finale, per gli altri due l’attesa si trasforma ogni giorno in confidenza, in incontro non più casuale. E il loro fragile amore farà breccia in quel mondo minaccioso nonostante la drammaticità dell’epilogo. Sulla scena di una tettoia e con la facciata di un bus dai fari accecanti, Federica Bern, Riccardo Bocci e Alessandro Casula, sono credibili. Il che non è poco. Un’autenticità resa anche dall’accento romanesco che li fa sentire familiari.