Storie dell’umanità

Le ultime novità tra pellicole che narrano l'amicizia tra persone molto diverse e l'attualità delle problematiche dei giovani di oggi e del passato

Amicizie

Fa tenerezza vedere la storia degli ultimi anni della coppia celebre per la comicità innocente e surreale, cioè Stan & Ollie diretto da Jon S. Baird. L’ultima tournée teatrale in Inghilterra nel 1953 comincia in teatri periferici per arrivare poi a cogliere il successo.

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Ma dietre le quinte, incertezze, dolori, la certezza di essere sul viale del tramonto ed anche difficoltà nei rapporti intepersonali. La sofferenza fa riscoprire ai due il valore dell’amicizia autentica, quel volersi bene che è stato in fondo il segreto del successo planetario in oltre cento film. Carico di umorismo fine, melanconico, commovente e recitato alla grande dagli attori in un ruolo assai difficile, il  racconto è un autunno dolce e triste di un mondo finito.

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Ma quel che non finisce è la carica di umanità dei due comici, il loro legame che continua dopo la morte di Ollie nel 1958, perché Stan che gli sopravvive fino al 1965 continuerà a scrivere gags come se l’amico fosse ancora in vita.

 

Ed è amicizia pure in Green Boock di Peter Farrelly con uno strepitoso Viggo Mortensen nel ruolo di un autista italo-americano, rozzo e sincero, che accompagna in tournée nel Sud degli Usa il musicista nero Don Shirley.

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Mondi diversissimi: il bianco rude, il pianista raffinato, l’incontro con il razzismo, il bisogno di speranza, di rapporti sinceri. Il filo dell’odio razziale verso gli immigrati e la gente di colore lega tutto il film, veloce e scarno, e suggella la nascita di una amicizia vera, destinata a durare per sempre. Pur diversi, i due anelano alla libertà di superare il razzismo che ancora incatena l’America.  Mortensen, ingrassato, è straordinario nel dialetto italo-americano, che speriamo non venga  doppiato: perderebbe  il suo fascino in un film molto “umano”, un road movie solo all’apparenza leggero.

Giovani

L’ultima immagine di Jan Palach, il film di Robert Sedlacek che racconta  il suicidio del giovane praghese nel 1968, è muta: un martire  della libertà che si è autocrocifisso per amore di una vita libera dall’oppressione non solo sovietica ma da parte di ogni regime disumano.

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La maschera del dolore si alza lentamente nel racconto del giovane universitario, di famiglia modesta, con la madre costretta a iscriversi al partito per farlo studiare, e poi con le rivolte universitarie, le prime riforme e l’invasione russa. Tutto porta alla morte atroce di Jan, decisione sofferta ma sentita in una Praga desolata, dove solo la natura ha una goccia di dolcezza.

Un inno alla libertà, una storia da far conoscere ai giovani e a chi l’abbia dimenticata troppo in fretta,  applaudita dalla stampa per la sua coraggiosa attualità.

Attuali sono anche due storie di giovani, Beatiful Boy (Il ragazzo meraviglioso) di Felix van Groeninge,  vicenda reale di riscatto dalla droga di un ragazzo brillante, grazie all’aiuto tenace del padre, costretto lui pure a comprendere i motivi della “caduta” del figlio.

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Boy Erased (Il ragazzo cancellato)  di Joe Edgerton, dove Jared, figlio di un rigido pastore battista, viene isolato dagli amici, dalla famiglia e ricoverato in una “clinica” per curarsi l’omosessualità. Uscendone però per riprendersi  la vita, aiutato dalla madre. Racconti  forti, come si nota, dove ancora una volta  il cinema parla il linguaggio dell’umanità di oggi. Come  sa Martin Scorsese, omaggiato con il Premio alla carriera  per la sua arte così  profondamente consapevole di ciò che si agita nel cuore dell’uomo.

 

 

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