Storie che raccontano la Costituzione
Tra le mani di molti manifestanti in Piazza Navona per chiedere la libertà d'espressione c'era la Carta fondamentale. Un libro di Bruno Cantamessa spiega i primi dodici articoli attraverso storie emblematiche.
«Amo tutte le storie, ma soprattutto quelle che raccontano la Storia»: così esordisce Bruno Cantamessa nel suo libro La Costituzione: storie di ieri, valori di oggi. Tredici storie per dodici articoli – quelli che racchiudono i principi fondamentali della Carta – che vanno oltre il semplice testo della legge, dipingendo il quadro sociale e culturale dentro il quale quelle parole hanno preso forma.Così l'articolo 1, che recita. «L'Italia è una Repubblica democratica», è spiegato attraverso la storia di chi, durante il fascismo, non ha potuto esercitare il diritto alla base della democrazia, quello di voto; l'articolo 8, sulla libertà religiosa, attraverso quella di un uomo che nel '38 – anno delle leggi razziali – aveva sposato una ragazza ebrea. Una lettura agile e piacevole, ma che porta con sé un carico di memoria storica e umana non indifferente. Ne parliamo con l'autore.
Ciascun articolo è spiegato attraverso una storia vera, raccontata e documentata: che cosa c'è dietro a questo lavoro?
«Il libro è nato dal desiderio di raccogliere tutte queste storie che avevo sentito raccontare in famiglia, perché non andassero perdute. Risalgono agli anni in cui la Costituzione ha lentamente preso forma, ossia dagli inizi del Novecento in poi. Legarle ai primi 12 articoli della Carta non è un espediente, ma una chiave di lettura, uno spiegare l'uno con l'altro».
Di questi tempi l'attenzione è concentrata soprattutto sulla libertà di stampa, che può essere fatta rientrare nei diritti inviolabili dell'uomo nominati nell'articolo 2. Per quanto il contesto da lei descritto nel commentare l'articolo sia molto diverso da quello odierno, vede dei paralleli?
«Più che una minaccia alla libertà di stampa nello specifico, mi sembra oggi di vedere in modo larvato un certo controllo sociale in senso più ampio, ad esempio attraverso i tagli alla cultura. Io stesso la settimana scorsa ho telefonato all'amministrazione provinciale per un finanziamento ad un progetto che già era stato stanziato e poi ritirato».
La riscoperta della Costituzione può quindi essere un antidoto a questo controllo?
«Lo può essere purché la si legga e la si sappia leggere, ossia si conosca l'esperienza storica che ci sta dietro, recuperandone la memoria».
Il rinato interesse per la Costituzione, stimolato non solo da provvedimenti legislativi controversi, ma anche dal dibattito sulle riforme, può però prestarsi a strumentalizzazioni…
«Inutile negare che, in ultima analisi, le cose si usano sempre per i propri fini. Comunque in questo caso non è questione di essere pro o contro la Costituzione: anche nell'ipotesi di un ammodernamento della Carta, comunque i principi fondamentali non andrebbero modificati».
Quando ha scritto questo libro, aveva in mente un destinatario particolare?
«È un libro pensato per i ragazzi e i giovani, ma senza essere semplicistico. Non ha alcuna pretesa, ma è comunque un invito a riflettere e ad informarsi. Ho voluto mettere in luce, attraverso le storie, il lato umano che sta dietro alla legge, le difficoltà affrontate da un intero popolo unito nel dare vita alla Costituzione. E anche noi, pur in un contesto storico diverso, non possiamo esimerci dal cercare una soluzione alle questioni di oggi: ora è compito nostro».