Storia di Suor Roberta

Una vicenda personale travagliata, fino alla scoperta di una vocazione alla vita claustrale dove vivere per Dio
suora

«Tutto ebbe inizio con il fallimento del mio matrimonio, della mia vita: il mondo all’improvviso era crollato sulle mie povere e deboli spalle. Ero disperatamente sola. Avevo toccato il fondo. Guardavo intorno a me e vedevo solo rovine, ero nella notte più completa, e pensavo che non avrei avuto più la forza di rialzarmi». Roberta – prima moglie poi separata, vedova, e ora monaca di clausura – inizia così il suo racconto.

 

Dalle ampie vetrate del monastero si scorge la grande pianta di mimosa appena sfiorita, ma i colori vivaci e decisi di primule e viole, narcisi, tulipani, iris e ranuncoli ben rappresentano la primavera alle porte. Mentre nell’orto, più avanti, le patate, le fave e l’insalata rinverdiscono le zolle. Suor Roberta si racconta, la sua è una vita intensa, ricca di tanta umanità, e ferita da tante situazioni, racchiusa in un sogno, sempre coltivato e che ora è divenuto realtà.

 

«Porta la data del 2 aprile 2005 il fatto che sconvolse non solo me, ma tutto il mondo. Giovanni Paolo II ci stava lasciando. Io sentii dentro di me un richiamo forte, una molla che mi spinse ad andare in San Pietro, per onorare la sua morte. Non riuscivo a trattenere le lacrime, erano un fiume che scorreva ininterrottamente, ero sconvolta. Sentivo che il mio cuore impietrito dal dolore cercava una risurrezione. Partita dalla stazione di Grosseto con il treno regionale, a Termini presi la metropolitana e poi mi incamminai verso via della Conciliazione: era impossibile fare un passo per la tanta folla presente. Era una giornata molto calda e sotto un sole cocente giunsi nel tardo pomeriggio in San Pietro. Mi soffermai solo una frazione di secondo, chiesi semplicemente “amore” per me e per i miei figli. Questa parola uscì dalla mia bocca forte e chiara, era nascosta nel profondo del mio povero cuore. Non so se so cosa sia un miracolo. Il Signore mi stava chiamando all’incontro alla fede! Pian piano la mia storia si allontanava da me, lontano come la luna. Le radici fluttuavano nel vuoto e, in quel silenzio interiore, tutto sembrava perdersi nel fragile pianto delle memorie. Prendeva forma il disegno che Dio aveva su di me. La Sua infinita misericordia! Lui stava con tanta pazienza e amore ritessendo con un sottilissimo filo quella parte della mia storia distrutta! La tesseva, la rammendava, la cuciva e la ricamava per ridonarla nuova e portare a compimento il Suo progetto di salvezza. La forsennata corsa, quella molla, aveva un nome, un volto, Gesù Cristo».

 

Roberta, già separata, nel 2007 rimase vedova. Da bambina era stata sfiorata da un sogno: quello di vivere la vita monastica claustrale. Un sogno che era rimasto chiuso nel cassetto, «dimenticato, impolverato. Ebbene, era arrivato il momento di prenderlo in mano e di viverlo, ma dove viverlo? I padri della Chiesa che mi hanno guidata, mi avevano fatto conoscere alcune realtà di vita contemplativa, dalle quali ho ricevuto arricchimento spirituale e formazione; sono state per me dei tasselli indispensabili, insostituibili perché hanno formato quel fantastico e affascinante mosaico che è la Chiesa. Ma il mio cuore era ancorato al carisma agostiniano: "Un cuor solo ed un’anima sola!". Ecco il motivo essenziale del vivere insieme! Abitare nella stessa casa nel comune progetto di cercare instancabilmente Dio. Il libro di papa Benedetto Gesù di Nazaret è stato per me come il granello di senape della parabola evangelica. Questo libro ha un potenziale di vita tale da condurre chi lo legge con fede verso inattesi orizzonti di luce e di speranza, aiuta a mettersi in ascolto della Parola di Dio, per lasciarsi penetrare e illuminare. E ancora una frase del papa dove spiega il significato di "con-sacrare", rendere capace l’uomo di entrare in contatto con Dio, con la sua gloria immensa».

 

 

Roberta, ora ritorniamo al tuo sogno che mi pare sia stato tirato fuori dal cassetto, poiché stiamo dialogando in un convento… «Sì, certo, il Signore, nella sua infinita misericordia ha coronato l’atteso, tanto sofferto, amato, sospirato sogno. Vivo nella Comunità monastica agostiniana di Santa Chiara da Montefalco e San Sebastiano a Genova. Sono felice». Suor Roberta mi cita una frase del fondatore sant’Agostino: «Vedete come il Signore ci scuote e ci agita dal profondo dell’anima! Ci porta di qua e di là senza tregua, impedendoci di acquietarci nella nostra sapienza della carne. Ci tiene sospesi e in tensione per purificare la nostra anima; purificandola vuole prepararla ad accogliere la verità, per poterla così colmare di essa» e mi invita a prendere ogni giorno alcuni minuti per leggere un brano del Vangelo e sentire cosa succede. «Ecco come la mia vita è cambiata, definitivamente. Il Signore è venuto a porre la sua tenda e condividere la mia povertà, cerco di esserne ogni giorno riconoscente per avermi donato la sua ricchezza nell’umile trama della mia vita, senza alcun merito».

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