Stop alle mutilazioni genitali femminili!
Le mutilazioni genitali femminili, secondo la definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), comprendono tutte quelle pratiche che comportano la rimozione parziale o totale degli organi genitali esterni femminili o altre pratiche lesive di tali organi non dovute a motivi medici. Le stime riportano che in 17 Paesi europei, circa 190.000 bambine e ragazze rischiano di subire mutilazioni genitali e che, in Europa, circa 600.000 donne sono costrette a viverne le conseguenze.
Inoltre, ogni anno, circa 20.000 donne e bambine arrivano in Europa come richiedenti asilo da paesi in cui vi è il rischio di mutilazioni genitali femminili. Questa pratica viene inflitta a bambine e ragazze, dalla prima infanzia all’età di 15 anni, giustificandola erroneamente con motivazioni culturali o sociali. Infatti, le mutilazioni genitali femminili costituiscono una forma di violenza contro le donne e le bambine che comporta gravi conseguenze fisiche e psicologiche permanenti.
La Commissione europea è fortemente determinata a porre fine a tutte le forme di violenza di genere in linea con le politiche dell’Unione europea (Ue) in materia di uguaglianza di genere. Infatti, l’Ue si è dotata di strumenti come il piano d’azione Ue per i diritti umani e la democrazia 2020-2024, la strategia dell’Ue per la parità di genere 2020-2025, il piano d’azione dell’Ue sulla parità di genere e la strategia dell’UE sui diritti dei minori, che mira a porre fine alla violenza contro i minori, comprese le mutilazioni genitali femminili, sia all’interno che all’esterno dell’Ue.
Del resto, la convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica prevede l’obbligo di perseguire penalmente le mutilazioni genitali femminili. La convenzione è stata firmata da tutti gli Stati membri dell’Ue ed è stata finora ratificata da 21 di essi. La Commissione europea ha collaborato con il Consiglio dell’Ue per l’adesione dell’Ue alla convenzione e ribadisce il suo impegno in tal senso.
Il prossimo 8 marzo 2023 la Commissione europea presenterà una proposta volta a prevenire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica e nel 2023 adotterà una raccomandazione specifica sulla prevenzione delle pratiche lesive, comprese le mutilazioni genitali femminili, la quale dovrebbe includere un sostegno e una protezione specializzati supplementari per le vittime. Inoltre, le autorità nazionali potranno avvalersi di un nuovo sistema d’informazione Schengen, che fornirà una nuova categoria di allerta per prevenire gli spostamenti di potenziali vittime identificate, proteggendo le donne e le bambine vulnerabili che rischiano di diventare vittime di violenza di genere, comprese le mutilazioni genitali femminili.
Ancora, dal 2016 l’Ue sostiene inoltre il programma congiunto del Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, (UNFPA), un fondo delle Nazioni Unite nato per il supporto delle popolazioni in situazioni di crisi, e il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, (UNICEF) per l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili con un contributo di 18,5 milioni di euro. Nello specifico, l’Ue cerca di trasformare le norme sociali e di genere collaborando con uomini e ragazzi, il che è fondamentale per porre fine alle mutilazioni genitali femminili. Fino al 2021 il programma aveva istituito 1.758 coalizioni di uomini e ragazzi per sostenere attivamente l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili nelle rispettive famiglie e comunità.
In occasione della Giornata internazionale della tolleranza zero contro le mutilazioni genitali femminili, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, nonché vicepresidente della Commissione europea, Josep Borrell, la vicepresidente della Commissione europea con delega ai Valori e alla trasparenza, Věra Jourová, la vicepresidente della Commissione europea con delega alla Demografia e alla democrazia, Dubravka Šuica, la commissaria per l’Uguaglianza, Helena Dalli, e la commissaria per i Partenariati internazionali, Jutta Urpilainen, hanno ribadito il fermo impegno dell’Ue a sradicare in tutto il mondo la pratica delle mutilazioni genitali femminili e hanno emanato una dichiarazione congiunta.
In questa, si ricorda che «le mutilazioni genitali femminili sono una violazione dei diritti umani e una forma di violenza contro le donne, le ragazze e le bambine» e che queste «non comportano benefici per la salute e causano danni permanenti alle donne, alle ragazze e alle bambine». Eppure, «nel mondo sono oltre 200 milioni le persone colpite, di cui, secondo le stime, 600.000 vivono in Europa». Da qui la necessità di «agire con determinazione per innescare il cambiamento e sradicare questa pratica se vogliamo conseguire l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili prevista dagli obiettivi di sviluppo sostenibile (obiettivo 5.3) entro il 2030».
Del resto, «trasformare le norme sociali e di genere collaborando con uomini e ragazzi è fondamentale per porre fine alle mutilazioni genitali femminili», come accade grazie al programma congiunto UNFPA-UNICEF per l’eliminazione delle mutilazioni genitali femminili. Inoltre, «lo scorso anno la Commissione ha proposto norme a livello dell’Ue per combattere la violenza contro le donne, che comprenderanno l’obbligo di perseguire penalmente le mutilazioni genitali femminili in tutta l’Ue», mentre quest’anno sarà presentata anche una raccomandazione su come prevenire le pratiche dannose nei confronti delle donne, delle ragazze e delle bambine.
Bisogna riconoscere che, spesso, «le mutilazioni genitali femminili non vengono praticate sul territorio dell’Ue, ma per eseguirle bambine e ragazze sono portate in un Paese terzo». Ecco che, a partire da marzo, «la polizia e le guardie di frontiera saranno allertate quando hanno a che fare con una persona a rischio di violenza di genere, comprese le mutilazioni genitali femminili, grazie al potenziamento del sistema d’informazione Schengen».
Infine, ricordando che «quest’anno celebriamo il 75° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani», è indubbiamente «giunto il momento che le donne, le ragazze e le bambine siano libere dalla violenza una volta per tutte», riconoscendo la «responsabilità di tutelare il loro diritto alla sicurezza e all’autonomia fisica», onde «mettere fine alle mutilazioni genitali femminili».
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