Stop alle auto benzina-diesel dal 2035

Oggi 7 e domani 8 giugno l’Europarlamento al voto su buona parte del pacchetto per il taglio del 55% delle emissioni. Un’analisi sui dati di 6 case automobilistiche dimostra che il passaggio più veloce all’elettrico aumenta il loro valore di mercato e i margini di profitto
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Il 2035 potrà essere l’anno in cui in Europa arriverà lo stop alla vendita di auto benzina e diesel, ci sarà il “dazio CO2” noto anche come Cbam e potrà entrare in vigore l’aggiornamento della riforma dell’Ets, il sistema di scambio di quote di emissione dell’Ue per promuovere la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Sono questi i voti della prima tranche del pacchetto clima Ue che l’Europarlamento dovrà approvare tra oggi e domani a Strasburgo. L’iter proseguirà per prassi poi in Commissione e Consiglio Ue ma la prima Istituzione europea a votare i dossier più importanti del pacchetto “fit for 55” sarà proprio l’Europarlamento. Poi il prossimo 28 giugno i ministri dell’ambiente dei vari Stati membri dovrebbero adottare i loro orientamenti in materia.

Vedremo come andrà la votazione perché ci sono ancora incertezze.

Già lo scorso maggio in Commissione ambiente una maggioranza risicata – 46 favorevoli, 40 contrari e 2 astenuti – aveva approvato la norma in materia zero emissioni.

La maggioranza nell’Europarlamento che sostiene Ursula von der Leyen (Ppe, S&D, Renew) è in bilico. Un emendamento presentato da Ppe e Ecr chiede che anche dopo il 2035, il 10% di veicoli immessi in commercio potrebbe ancora funzionare col motore tradizionale. La posizione invece della commissione Ambiente chiede di vietare la vendita di auto e furgoni nuovi che emettono CO2 dal 2035.

Anche sui modi e temi dell’entrata in vigore del nuovo sistema per applicare il prezzo della CO2 Ue ad alcuni prodotti importati (conosciuto come Cbam), ci sono alcune divisioni. A questo processo deve infatti corrispondere una riduzione – fino all’eliminazione – delle quote gratuite che l’Ets riserva all’industria ad alta intensità energetica dell’Ue.

Stessa cosa per le compensazioni per gli esportatori Ue. Il Cbam nasce infatti per tutelare le imprese europee dalla concorrenza dei prodotti importati da Paesi con standard climatici inferiori. Un alto prezzo della CO2 a livello Ue potrebbe indebolire la competitività delle esportazioni europee e il Cbam al momento non prevede nulla al riguardo.

Anche sulla riforma dell’Ets non c’è certezza sul voto. Rispetto al parere espresso in commissione Ambiente, il nuovo mercato della CO2 dovrebbe partire più lentamente per accelerare in una seconda fase e mantenersi sui livelli di riduzione richiesta della Commissione europea (-61% emissioni al 2030).

Per l’Europarlamento l’Ets 2, il mercato della CO2 per trasporti su gomma ed edifici, dovrà riguardare solo veicoli e strutture commerciali e aziendali. Vedremo come finirà.

Con l’addio alle vetture a benzina e diesel cresce però il timore del settore di trovare un altro ostacolo al mercato delle auto, già messo a dura prova dalla pandemia. Eppure con un passaggio più veloce all’elettrico delle proprie autovetture, le case automobilistiche in Europa potrebbero vedere aumentato il loro valore di mercato e i margini di profitto. Lo afferma la Ong Transport & Environment attraverso un’analisi condotta dalla società di consulenza Profundo.

Analizzando i dati finanziari di 6 case automobilistiche (Mercedes, Volvo, Bmw, Toyota, Volkswagen, Stellantis) dal rapporto si nota che questi produttori potrebbero aggiungere 800 miliardi di euro al valore delle loro azioni se compissero il passaggio all’elettrico più velocemente, in questo decennio, invece di continuare nella produzione di modelli basati a benzina o diesel.

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