Stop alla pubblicità dell’azzardo. Un passo unitario

Intervista all’onorevole Lorenzo Basso, referente Intergruppo parlamentare sull’azzardo, sulla proposta di legge che tocca una leva decisiva del potere delle lobby del settore. L’accordo strategico con il M5S e il ruolo decisivo della cittadinanza attiva e consapevole
basso sberna quaranta

Prima o poi verrà reso noto il testo integrale della legge di stabilità con le norme controverse che sembrano incentivare nuovamente l’offerta di azzardo. Stavolta, tuttavia, c’è chi ha giocato d’anticipo. Lo scorso 30 luglio nella sala stampa della Camera dei deputati, Mario Sberna (Democrazia solidale), Lorenzo Basso (Pd) e Stefano Quaranta (Sel) hanno presentato una proposta di legge che prevede il divieto assoluto di pubblicità dell'azzardo in ogni sua forma e con ogni mezzo. Per i trasgressori sono previste sanzioni pecuniarie significative: da un minimo di 50mila a un massimo di 500mila euro. La proposta è sostenuta da oltre duecento parlamentari. Il M5S ha presentato in Senato un identico progetto di legge. Chiediamo aggiornamenti a Lorenzo Basso, il deputato genovese che coordina l’Intergruppo parlamentare sull’azzardo all’origine del testo presentato alla Camera.

 

A che punto è l’iter della vostra proposta?
«Le proposte di legge presentate alla Camera sono state assegnate alla commissione Finanze che però non ha ancora iniziato la sua discussione. Quelle presentate al Senato hanno avuto, grazie ad un regolamento certamente più efficace, la procedura d’urgenza e speriamo che questo aiuti il suo iter. Continuiamo comunque in entrambi i lati del Parlamento a fare pressione affinché inizi la discussione di queste proposte. Esistendo infatti un’ampia maggioranza trasversale che le ha sottoscritte, se arriveranno alla discussione dell’aula, si potrà davvero realizzare un risultato storico per combattere l’emergenza sociale prodotta dall’azzardo».

 

Perché avete presentato due proposte identiche tra voi e il M5S?
«Dopo la discussione molto aspra sui decreti attuativi della delega fiscale, come Intergruppo parlamentare abbiamo preso atto che era impraticabile il tentativo di riordino globale della materia e per questo abbiamo deciso di cambiare approccio, lanciando una strategia di piccoli passi: singoli interventi, contenuti per dimensione, ma determinanti per effetto. Durante un convegno, tenutosi a Bologna il 27 giugno scorso, ho quindi lanciato la proposta di iniziare dal divieto totale di pubblicità: per le ricadute culturali (elimina il “bisogno” artificiale di azzardo), perché non ha bisogno di coperture finanziarie, perché libera l’informazione dai condizionamenti economici delle lobby.

La proposta ha subito ricevuto il sostegno di colleghi di diverse forze politiche e il sostegno di molte associazioni e movimenti cosiddetti no slot. I parlamentari del Movimento 5Stelle hanno discusso se aderire alla proposta dell’ Intergruppo o presentare una proposta, identica nei contenuti, ma autonoma nella forma, e alla fine hanno scelto questa seconda ipotesi per poter sfruttare, a beneficio di tutti, gli spazi riservati dai regolamenti ai gruppi di minoranza».

 

E come sono i vostri rapporti?

«Abbiamo mantenuto un totale coordinamento (modificando anche il testo iniziale della nostra proposta proprio per avere un identico testo e concordando tutti i passaggi) per arrivare alla più rapida calendarizzazione della proposta di legge. Penso di poter parlare a nome di tutti nel dire che l’unica cosa che ci interessa è l’approvazione della norma e se riusciremo nel nostro obiettivo il merito non sarà nostro, ma delle associazioni e dei movimenti che ci hanno sostenuto in questa battaglia».

 

Come parlamentari avete il testo originale e comprensibile della legge di stabilità?

«Non ancora. Il testo originale viene trasmesso al Parlamento dopo essere stato sottoposto alla visione del Presidente della Repubblica».

 

A vostro giudizio il governo vuole rilasciare davvero 22 mila concessioni di sale scommesse? 

«Alcune bozze che abbiamo letto solo sulla stampa contenevano questo dato. Nel caso sarebbe molto grave poiché significherebbe un aumento di 7mila nuovi centri scommesse, ovvero un aumento di quasi il 50 per cento rispetto agli attuali 15 mila che vanno a rinnovo. Abbiamo già manifestato la nostra totale contrarietà e confido che la smentita del governo trovi puntuale riscontro nel testo ufficiale, altrimenti daremo battaglia in Parlamento».

 

In che modo si fa sentire la presenza delle lobby dell'azzardo in Parlamento?  

«Certamente esiste un nutrito gruppo di deputati che si oppongono alle iniziative legislative che puntano a limitare l’offerta di gioco d’azzardo o al divieto della sua pubblicità, anche rinviando sempre la discussione a provvedimenti di riordino generale che poi non arrivano mai. Esiste però un problema ancora più grande, quello dei regolamenti e delle autorizzazioni sulle modalità tecniche di autorizzazione dei giochi che passano direttamente dai Monopoli di Stato».

 

Come si può superare questo ostacolo “tecnico”?

«Da tempo ci battiamo perché questi regolamenti tornino sotto la responsabilità del Governo e del Parlamento, affinché la politica non si possa nascondere dietro a scelte pseudo-tecniche da parte di funzionari e dirigenti, che non essendo sottoposti al giudizio degli elettori, sono soggetti potenzialmente anche più sensibili alle istanze delle lobby. Il Governo si è impegnato a riformare questi aspetti nella legge di stabilità. Questo sarebbe davvero un passo avanti».

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