Stop ai cellulari
A New York, il direttore d'orchestra Alan Gilbert ha sospeso l'esecuzione della Nona sinfonia di Mahler allo squillo di un telefonino. Un esempio per i colleghi, e non solo
È successo negli Usa quello che da noi – e forse in tutta l’Europa – non è mai accaduto. Anche se fior di direttori, da Baremboim ad Abbado a Muti – l’hanno sopportato, limitandosi ad occhiate furenti nei confronti degli ignoti disturbatori. Perché nei concerti e nelle opere, la quiete ed il silenzio sono talora un optional, dato che colpi di tosse, starnuti, soffiate di naso fanno sentire la loro non eccelsa musica…. Anche alla Scala di Milano o a Santa Cecilia a Roma.
Ora poi ci sono i cellulari. È così che al concerto con la Nona Sinfonia di Mahler a New York il direttore Alan Gilbert ha fermato la gloriosa New York Philarmonic Orchestra al suono di una marimba di un cellulare. «Ha finito?» ha gridato il direttore al malcapitato. «Aspetteremo». Immaginarsi lo sgomento del poveretto (o della poveretta) e il furore popolare, al grido di «Cacciatelo via!», in una sala dove l’acustica è talmente perfetta che un minimo colpo di tosse risuona come un tuono. Gilbert ha osato l’inosabile: anche Toscanini non riusciva ad evitare i rumori – ed era il tirannico Toscanini – durante i suoi concerti. Gilbert invece ha preso la cosa di petto ed ha giustamente deciso di dare una sterzata al comportamento di un certo pubblico: in America le cose si fanno sul serio.
E da noi? Ahimè, chi ascolta i boati negli intervalli fra un tempo e un altro di una sinfonia, i cellulari dai palchi dei teatri d’opera, senza che alcuno mai intervenga – lo spettatore, anche maleducato, è sacro, perché paga – resta sconfortato da un fenomeno ormai diffusissimo: la gente è soggiogata dai cellulari anche nei luoghi più impensati, per esempio durante le funzioni sacre.
A New York è stato dato un esempio: lo seguiranno i piccoli e grandi nomi della direzione d’orchestra? Gli converrebbe, anziché continuare a dirigere masticando amaro mentre i cellulari e i rumori corporei fanno il “loro concerto”. Fra qualche giorno ci sarà a Roma il Requiem di Mozart, diretto da Antonio Pappano, da ieri Sir della corona inglese. Vedremo se ci sarà qualche effetto, non del titolo di baronetto, quanto del gesto di Alan Gilbert.
Ora poi ci sono i cellulari. È così che al concerto con la Nona Sinfonia di Mahler a New York il direttore Alan Gilbert ha fermato la gloriosa New York Philarmonic Orchestra al suono di una marimba di un cellulare. «Ha finito?» ha gridato il direttore al malcapitato. «Aspetteremo». Immaginarsi lo sgomento del poveretto (o della poveretta) e il furore popolare, al grido di «Cacciatelo via!», in una sala dove l’acustica è talmente perfetta che un minimo colpo di tosse risuona come un tuono. Gilbert ha osato l’inosabile: anche Toscanini non riusciva ad evitare i rumori – ed era il tirannico Toscanini – durante i suoi concerti. Gilbert invece ha preso la cosa di petto ed ha giustamente deciso di dare una sterzata al comportamento di un certo pubblico: in America le cose si fanno sul serio.
E da noi? Ahimè, chi ascolta i boati negli intervalli fra un tempo e un altro di una sinfonia, i cellulari dai palchi dei teatri d’opera, senza che alcuno mai intervenga – lo spettatore, anche maleducato, è sacro, perché paga – resta sconfortato da un fenomeno ormai diffusissimo: la gente è soggiogata dai cellulari anche nei luoghi più impensati, per esempio durante le funzioni sacre.
A New York è stato dato un esempio: lo seguiranno i piccoli e grandi nomi della direzione d’orchestra? Gli converrebbe, anziché continuare a dirigere masticando amaro mentre i cellulari e i rumori corporei fanno il “loro concerto”. Fra qualche giorno ci sarà a Roma il Requiem di Mozart, diretto da Antonio Pappano, da ieri Sir della corona inglese. Vedremo se ci sarà qualche effetto, non del titolo di baronetto, quanto del gesto di Alan Gilbert.