Sterilizzare o no il proprio animale?

Quando cani e gatti sono pronti per l'accoppiamento cominciano a "marcare il territorio" con le urine e a lanciare i propri richiami d'amore. Molti padroni scelgono di sterilizzare il proprio cucciolo: è una scelta giusta? Quando deve essere eseguita? Un approfondimento
Cane

Tra i sei e i dieci mesi i nostri beniamini maturano sessualmente. Ciò significa che sia cani che gatti sono pronti ad accoppiarsi e che un corredo di sintomi – fatto di perdite ematiche ed irrequietezza per le femmine, ricerca delle “compagne” con miagolii ed ululati e marcatura del territorio con urine dall’odore pungente per il maschio – che ci piaccia o no, comincerà a far parte del nostro vissuto quotidiano.

Sono proprio questi segnali, insieme all’esigenza di ridurre le nascite, che spesso inducono il proprietario ad informarsi e poi a decidere per la sterilizzazione del proprio animale. Un intervento chirurgico che può interessare la femmina (ovariectomia o ovarioisterectomia) o il maschio (castrazione) e che viene effettuato dopo visita dell’animale, controlli ematologici, radiografici, elettrocardiogramma e tutti gli altri esami che si rendano necessari per poter mettere in anestesia il paziente e lavorare in sicurezza.

Poche persone, però, sanno che la sterilizzazione può anche contribuire a prevenire alcune patologie (per es. tumori alle mammelle o ai testicoli ed infezioni all’utero o alla prostata) e che nel maschio spesso può migliorare un carattere troppo aggressivo, risolvendo talvolta importanti problemi comportamentali. La sterilizzazione della femmina prima del primo calore (quindi intorno ai 6 mesi) costituisce una forma di prevenzione per i tumori mammari che invece potranno formarsi in età avanzata sotto lo stimolo degli ormoni sessuali presenti in circolo. Infatti, più si va avanti con i calori più la sterilizzazione perde questa sua capacità preventiva, pur restando una procedura da tenere nella dovuta considerazione, per esempio, laddove l’animale presenti calori irregolari o false gravidanze, poiché potrebbe prevenire gravi infezioni all’utero (piometra) la cui risoluzione è solo chirurgica e d’urgenza. Ovviamente, in quest’ultimo caso, parlare di sterilizzazione significa non solo asportare le ovaie (ovariectomia), ma anche l’utero (ovarioisterectomia).

La sterilizzazione, inoltre, prevenendo le gravidanze indesiderate, riduce il rischio di nascite non gradite e costituisce un ottimo mezzo per arginare l’abbandono degli animali e quindi il randagismo. Ciò diventa particolarmente importante per le gatte, che avendo un’ovulazione indotta dalla presenza del maschio, vanno continuamente in calore e quindi in gravidanza. Venendo poi a mancare lo stimolo all’accoppiamento, la sterilizzazione ha funzione preventiva anche nei confronti di malattie infettive trasmissibili sessualmente. Rende l’animale più pacifico nei confronti dei padroni e meno aggressivo verso gli altri animali, interrompe alcuni atteggiamenti, come l’imbarazzante monta della gamba del padrone, di pupazzi o giocattoli, la fuga improvvisa sulla scia di ormoni e feromoni, per rispondere al richiamo della femmina in calore, non muta la voglia dell’animale di giocare o gratificare il padrone, anche se lo può rendere più sedentario, predisponendolo all’obesità ed alla possibile formazione di calcoli urinari.

Per questo motivo è bene correggere l’alimentazione fin dai primi tempi della sterilizzazione, affidandosi ad un cibo dietetico specifico per animali sterilizzati. Per tutti questi motivi, laddove è immediatamente chiara la volontà di non voler far accoppiare il proprio animale, la sterilizzazione diventa una delle pratiche fondamentali delle cure di base dei nostri beniamini e va affrontata il prima possibile (6-8 mesi) fatta eccezione per il gatto maschio, per il quale si preferisce aspettare, quando possibile, l’anno di età o almeno i 9-10 mesi per permettere all’organismo di svilupparsi completamente, con particolare riferimento all’uretra il cui sviluppo è sotto il controllo ormonale. In questo caso, infatti, una castrazione troppo precoce potrebbe predisporre il gatto a problemi ben più gravi, quali l’ostruzione uretrale da calcoli, con conseguente difficoltà ad urinare, problema risolvibile sempre mediante l’ausilio di una sedazione profonda o un’anestesia generale e che in casi molto gravi può condurre l’animale a subire un intervento poco piacevole per il gatto e per i padroni: l’uretrostomia.

Un accenno ai prodotti anticoncezionali: possono essere utilizzati ma solo in casi eccezionali, per risolvere un’emergenza. I loro effetti collaterali sono tali e tanti che è sempre bene limitare il loro uso.

Esiste, invece, un’alternativa farmacologica alla castrazione chirurgica definitiva ed è la deslorelina, un farmaco in grado di ridurre e bloccare la produzione di testosterone inducendo, quindi, una infertilità temporanea e reversibile. Si tratta di una capsula che viene impiantata come un microchip mediante siringa sottocutanea a livello del collo. L’infertilità temporanea va da sei settimane dopo l’impianto e dura almeno sei mesi, allo scadere dei quali l’animale riacquista gradualmente la sua fertilità.

Tale farmaco non ha controindicazioni o effetti collaterali fatta eccezione per un lieve e temporaneo gonfiore nel punto di inoculo. L’impianto non va rimosso a meno che non si voglia improvvisamente e precocemente interrompere lo stato di infertilità. A volte la deslorelina viene somministrata per ridurre l’aggressività di un animale e verificare, così, mediante un mezzo reversibile ciò che può essere ottenuto, in un secondo momento, in maniera definitiva, con la castrazione chirurgica. 

Tale metodica può essere usata anche negli animali da compagnia non convenzionali, soprattutto nei furetti per evitare l’intervento chirurgico che spesso in tali animali predispone ad altre patologie (sindrome surrenalica). Tale possibilità, infatti, costituisce una valida e comoda alternativa all’invasività dell’intervento in animali che d’altra parte hanno anche un ciclo vitale piuttosto breve. Infine, nel coniglio si consiglia la sterilizzazione classica, mediante intervento, sia per la femmina che altrimenti avrebbe bisogno di accoppiarsi tutti gli anni, sia per il maschio che in età adulta diventa più difficilmente gestibile a causa del suo istinto a marcare il territorio con spruzzi di urine.

(A cura della dott.ssa Letizia D'Avino – Centro medico veterinario "Zoe", via Aldo Moro 75, Somma Vesuviana, Napoli)

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