Stefano Oppo: legami di terra, radici vincenti
Domenica 1 agosto, finalmente Sardegna. Dal finestrino dell’aereo si gode già la bellezza delle spiagge e il verde cristallino dell’acqua. All’uscita una fascia tricolore, bandiere e occhi in trepidante attesa. Oggi è sbarcato un carico speciale. Torna in Sardegna, Stefano Oppo campione di Oristano che insieme a Pietro Ruta il 29 luglio ha vinto la medaglia di bronzo nel doppio pesi leggeri di canottaggio. Grande commozione tra chi lo attende.
La mamma Adriana Fanari e il papà Luigi Oppo, il sindaco di Oristano Andrea Lutzu e l’assessore allo sport Maria Bonaria Zedda, Antonio Marras il suo primo allenatore, quattro rappresentanti dello storico circolo dei cannottieri di Cagliari, insieme a un folto gruppo di tifosi o meglio di persone felici di poter abbracciare e complimentarsi con questo ragazzo, campione dallo sguardo gentile.
Mi avvicino alla mamma, complimentandomi con lei. Non sta nella pelle, aspetta il suo Stefano. Racconta che «è molto legato alla sua terra e anche quando è lontano da casa segue nei minimi particolari tutti gli avvenimenti, belli o brutti che siano». E aggiunge: «I giorni prima della semifinale (28 luglio) è rimasto ferito nel vedere bruciare il nostro territorio».
Adesso comprendo meglio cosa c’era dietro la commozione prima della premiazione, il 29 luglio, e le parole sue e di Pietro Rita di dedica ad Oristano e a Como colpita da un violento nubifragio. Infatti il 23 luglio a Bonarcado prende fuoco un’auto a causa di un incidente stradale. Sospinto sul bosco dal forte vento di scirocco prima e libeccio poi, l’incendio rimane attivo per molti giorni, su più fronti.
Velocemente raggiunge le grandi superfici boscose di Santu Lussurgiu, dove il forte vento caldo lo trasforma in un gigantesco rogo che colpisce Cuglieri, Sennariolo, Scano Montiferro, Tresnuraghes, Magomadas, Suni te Sagama. La Procura di Oristano indaga sulle cause dell’incendio per accertare perché oltre 1500 persone siano sfollate per giorni e 20mila ettari di terra siano andati distrutti
Il papà di Stefano, il signor Luigi commenta così: «L’incendio è una cosa che tocca tutti noi sardi, purtroppo è una piaga nostra interna, perché la mentalità delle persone dovrebbe essere educata al bene comune che sono anche le piante».
Gli dico che sono arrivata in Sardegna, per il secondo anno consecutivo, per percorrere le tappe del Cammino minerario di Santa Barbara a cui Città Nuova ha dedicato uno spazio nel mensile di luglio scorso (coincidenza incredibile: 29 luglio 2021 una medaglia olimpica torna in Sardegna dopo 57 anni). Gli consegno una copia della rivista, la mette subito in sicurezza in valigia.
Stefano, col suo ricordo nell’immediatezza della conquista della medaglia olimpica, ha lanciato un messaggio di una possibile rinascita. Lo sottolinea mamma Adriana: «Stefano ha dedicato il suo successo alla nostra terra proprio per dare un messaggio di speranza e fiducia a tutti, di possible rinascita».
Ed eccolo il ragazzo dallo sguardo intenso, occhi neri, intelligenti e sorridenti. Si avvicina nel rispetto delle distanze e delle precauzioni che limitano l’euforia fisica del momento ma lasciano intatta la densa empatia, l’abbraccio a distanza ma ugualmente intenso di una comunità che, come certifica papà Luigi, «lo incoraggia, lo sostiene, siamo tutti felici». Bellissimo questo uso del plurale da parte di una famiglia che con la discrezione sarda solo con un sorriso risponde alla domanda sui sacrifici sistenuti per accompagnare nella sua carriera il figlio di 26 anni.
E Stefano? Davvero un campione a portata di mano… Il papà gli dice: «Facciamo una foto per la signora». Senza fretta e sorridendomi prende i genitori e si mettono in posa. Lo ringrazio per quello che ci ha regalato, per la sua impresa ma soprattutto per le sue parole, vere, sincere. Lo dice il suo sguardo, come il suo stare in mezzo alla sua gente.