Stato dove sei?
Primo bilancio a 8 mesi dell’alluvione di fango nei pressi di Messina. La generosità dei cittadini.
Lo scorso mese di ottobre, alcuni paesi siciliani sono stati travolti da un’alluvione di fango. Case spazzate via, persone morte e disperse. Le parole chiave di queste situazioni sono sempre le solite: emergenza, soccorsi, fondi, commissario straordinario, accoglienza, aiutiamoli.
A distanza di alcuni mesi possiamo fare un primo bilancio. Le automobili trascinate dalla valanga devono essere rimosse dai proprietari, che devono pagare di tasca propria le spese di rimozione e rottamazione. Le persone che abitavano in casa propria ricevono un sussidio mensile, mentre quelli che erano in affitto devono pagare ogni mese la pigione. E non importa se non hanno più una pentola o una sedia, un tavolo, un letto.
L’allaccio delle forniture recise (gas, energia,acqua) si paga come se fosse nuovo. I parenti dei dispersi si vedono bloccare il conto in banca e l’erogazione delle pensioni intestate agli scomparsi. Il “disperso” non è infatti equiparato al “deceduto”… dopo 8 mesi evidentemente si pensa che qualcuno potrebbe ancora tornare!
I lavori per la messa in sicurezza delle colline sovrastanti non sono ancora iniziati e tra pochi mesi tornerà la pioggia. Il Commissario straordinario non si fa più vedere sui luoghi del disastro. Dopo un primo incontro con i cittadini, che lo hanno malamente investito di domande (e altro) si è ritirato nei suoi uffici ben distanti. Il bilancio quindi non è molto positivo. Stato: dove sei?
Allo stesso tempo, però, una grossa azienda proprietaria di gru sta volontariamente e gratuitamente provvedendo alla rimozione delle automobili. Una scuola di lingua inglese ospita gratis un bel gruppetto di ragazzi a Malta. I fondi raccolti dalle associazioni locali, con versamenti da tutta Italia, vanno per le spese indispensabili: utensili per la casa, alimenti e vestiario per bambini, libri scolastici, la rata del mutuo.
Solo se visto in questa prospettiva possiamo dire che il bilancio dà un segnale di speranza. Ma la generosità e la disponibilità dei cittadini non sono sufficienti. In uno Stato di diritto le istituzioni sono chiamate a portare a termine il loro compito.
A Scaletta, Giampilieri e Altolìa occorre attuare in maniera celere ed intelligente un recupero del territorio e delle persone che non è affatto impossibile. Ma bisogna farlo prima che i danni diventino irreparabili, soprattutto in termini di credibilità e affidabilità dello Stato.