“Stasera pago io. . . revolution”

Diggiamolo: il ritorno di Fiorello in tv è il vero Rai Pride, la sfilata dell’orgoglio del servizio pubblico. Da tempo non si utilizzavano in sinergia e con tanta lungimirante determinazione le risorse e le potenzialità dell’azienda di Viale Mazzini. La revolution di Fiorello parte da questo presupposto: riesumare e valorizzare i simboli della radio e della tv in Italia. Il programma è un ping pong tra la mitica sede di Via Asiago e il Delle Vittorie di via Col di Lana. Con questo semplice stratagemma, con la sontuosità geniale delle scenografie, lo sfavillante scintillio delle luci, Fiorello si ricollega direttamente alla tv del sogno, quella del varietà in bianco e nero, che sembrava soltanto possibile rivedere in nostalgici angoli della tv satellitare. Le porte del teatro sono sempre aperte, gli ospiti entrano dal fondo e a fine esibizione vengono riaccompagnati al taxi in strada. Per una volta l’impressione è che non è la tv ad entrare nelle case degli italiani, ma gli italiani ad entrare nella casa della televisione. All’esterno è spettacolo anche per i semplici passanti, nessuno è escluso. Per certi versi il Fiorello 2 è anche spettacolo democratico. Per una volta si è rinunciato ai balletti scollacciati della starlette di turno per regalare a tutti qualcosa che valga realmente la spesa del canone: le esibizioni di Moses Pendleton e dei suoi Momix, compagnia culto della danza contemporanea per la quale tanti al sabato sera staccano assegni pur di poterli ammirare nei nostri teatri. Anche gli altri ospiti sono scelti con cura ed esulano dal solito giro di vip presenzialisti. In ogni caso, il rapporto con Fiorello li costringe a mettersi in discussione e a stare al gioco della trasmissione. È Rai pride anche perché richiama alla mente l’episodio più controverso delle prime puntate della seconda edizione di Stasera pago io. Quel ripetuto bacio omosex al direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce, gratuita e stucchevole gag in un programma in realtà a cinque stelle. Al di là di queste cadute di stile, Fiorello si conferma infatti il migliore, il più completo showman del piccolo schermo. Solo Paola Cortellesi (ancora un po’ acerba) può vantare una quantità e qualità di risorse professionali quanto il Rosario del sabato sera: canta bene, gigioneggia il giusto, imita, regge i monologhi, ha la battuta pronta, valorizza gli ospiti, sa mantenere alto il ritmo per ore e ore di diretta. Si ricollega all’antico, ma sa di nuovo: nel rincorrersi di reality show per soli vip abbandonati in isole deserte, fattorie, e music farm, Fiorello mostra d’essere di un’altra categoria. La Rai giustamente se lo coccola.

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