Stare tutta intera con Gesù
La preghiera ha avuto sempre per me un grande fascino. Con il trascorrere del tempo ho capito, come dice Chiara Lubich, che ha un grande fascino per tutti gli uomini, anche se non siano coscienti di questo, perché il rapporto con Dio è inerente alla natura umana, essendo stati creati a sua immagine e somiglianza.
Il “filo d’oro”
Scoprire come ho vissuto il dovere che Gesù ci chiede di «pregare sempre» (cf. Lc 18, 1), è una proposta affascinante, perché mi aiuta a prendere coscienza del “filo di oro” che attraversa tutta la mia vita. È la fedeltà dell’Amore di Dio che mi ha incorporato a Gesù nel battesimo e che non mi abbandona mai al di là della mia povertà, infedeltà e peccati.
Curo ogni giorno il “tempo sacro” della preghiera, come m’invitano a fare le mie Costituzioni, preparandomi con responsabilità e con molto amore. La prima cosa che faccio è collocarmi accanto a Maria, la Madre, per imparare da Lei il rapporto con Dio. Dopo entro in me stessa, come dice Teresa d’Avila, per “esaminare la coscienza”.
Mi è necessario chiedere il Suo perdono, chiamare il grande Amico, lo Spirito Santo, perché mi purifichi e mi faccia capace di Dio. Non posso andare avanti senza essere cosciente della Sua presenza, senza sentire su di me il peso del Suo sguardo d’amore. Quando vivo la mia giornata amando, allora faccio questo passo con facilità, perché mi trovo in solitudine con chi ho già desiderato servire e amare.
Il mio fondatore, Manuel González García, ha scritto in uno dei suoi libri, Preghiamo davanti al Tabernacolo come si pregava nel Vangelo, un paragrafo dove definisce ampiamente la preghiera. Credo che riassuma la sua esperienza ed è un testo che ha influito molto su di me. Dice così: «La preghiera è la chiave d’oro che apre completamente il Cuore di Gesù: la luce di vita che dissipa tutte le tenebre e spiega tutti i misteri; il balsamo che cura le ferite dell’anima, sana i corpi, profuma la vita; il segreto della pace e della felicità in mezzo alle pene acerbe; il fondamento della più eccelsa santità».
Tutto il giorno
«La preghiera è la chiave d’oro che apre completamente il Cuore di Gesù». Quando sento di entrare nel Cuore di Cristo vivo un’esperienza meravigliosa: mi ritrovo in quella corrente d’amore trinitario, nostra vera casa, dove realizzo la comunione con l’Amore alla quale sono stata chiamata da tutta l’eternità e dove imparo ad essere un dono per tutti.
Una volta ho letto che un giornalista ha domandato a Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari: «Quanto tempo dedichi alla preghiera?». E lei ha risposto: «Tutto il giorno».
Ho poi scoperto la radice di questa risposta nelle parole di Chiara Lubich: «Si è sottolineato… fin dai primi mesi, il dovere di ‘pregare sempre’ richiesto da Gesù. Ma come fare a pregare sempre? Era chiaro che ciò non poteva verificarsi moltiplicando gli atti di preghiera… Si poteva pregare sempre, essendo Gesù. Gesù, infatti, prega sempre. Se in qualsiasi nostra azione non fossimo stati noi a vivere, ma Cristo in noi, la giornata sarebbe stata una preghiera continua. E ciò era possibile se avessimo impostato la vita sull’amore, se fossimo stati una viva espressione della parola ‘amore’, sintesi di tutta la Legge e i Profeti»[1].
Facendo una ricerca sul mio fondatore, con sorpresa ho scoperto che avevano fatto quella stessa domanda anche a lui. E la sua risposta fu: «Le ventiquattr’ore del giorno, perché quando un’anima si dona a Dio, a Lui deve tutto il tempo». Anche queste “coincidenze” mi spingono a vivere pregando.
La Parola di vita e la preghiera mi aiutano ad entrare nel Cuore di Cristo e ad essere sempre di più una cosa sola con Lui nel mio pensare, sentire e operare, superando ostacoli e resistenze. Piano piano si va unificando la mia giornata, perché in ogni momento posso vivere con Gesù servendo gli altri, perdonando di cuore le piccole o grandi offese, amando sempre, tutti, con gioia.
Il balsamo
«Il balsamo che cura le ferite dell’anima, sana i corpi, profuma la vita». Un giorno ero veramente stanca, perché mi ero offerta, a causa della malattia di una consorella, di fare per una settimana un lavoro difficile per me in quel periodo. Il primo giorno, alle undici della sera, ancora non avevo trovato l’ora stabilita dalle nostre Costituzioni per stare davanti a Gesù eucaristia.
Sapevo che l’amore e la misericordia di Dio suppliscono tutto, ma, conoscendo me stessa, sapevo anche che se avessi lasciato quel giorno l’ora di adorazione, l’avrei lasciata tutta la settimana. Decisi di restare e dissi a Gesù: “Non sono capace di pensare, posso soltanto stare qui con te, con amore e per amore”. Quando finì l’ora mi trovai lucida, piena di benessere fisico e soprattutto sperimentai di essere profondamente amata.
Il segreto
«Il segreto della pace e della felicità in mezzo alle pene acerbe; il fondamento della più eccelsa santità». Nel 1970 partecipai per la prima volta a una Mariapoli, nella quale si approfondiva il mistero di Gesù crocefisso e abbandonato. Mi ha trasformato la vita: una luce potente mi fece vedere tutto più luminoso e mi aiutò ad affrontare le situazioni dolorose con la fecondità dell’amore.
Sono missionaria eucaristica e la spiritualità di Chiara Lubich mi ricorda che il mio rapporto con Gesù eucaristia non può rimanere soltanto un rito, ma, come dice il mio fondatore, devo “essere eucaristia viva”.
La celebrazione eucaristica è il momento più prezioso della mia giornata: presento a Gesù il mio “nulla”, piena di fiducia nell’azione salvifica che sto celebrando; mi offro con Lui al Padre e gli presento, come cosa mia, tutte le necessità dell’umanità.
Nel tempo che la precede, per preparami all’incontro con Gesù eucaristia, m’impegno ad accogliere Gesù nel fratello; dopo, cerco di rendere ogni azione, ogni incontro, ogni rapporto costruito o da costruire come un’occasione di gratitudine e di lode.
Mio grande desiderio, e volontà di Dio per me, è rivivere l’amore con il quale Gesù si fa presente nella celebrazione eucaristica, dove Egli “sta donandosi in sacrificio e in silenzio”. Sarà il frutto della preghiera, dello “stare con Lui” tutta intera per ricevere la vita del Risorto.