Stare nella storia con amore

Sviluppo come vocazione: se n'è discusso a Palermo, per i 15 anni del Progetto Policoro, perché “Il Paese non crescerà se non insieme"    
Giovani Studenti

“Stare dentro la storia con amore” in concreto può voler dire «avere un supplemento d’anima perché lo sviluppo é vocazione, cioè un nuovo senso di responsabilità», per usare un’immagine di Giuseppe Savagnone, direttore del Centro per la pastorale della cultura della diocesi di Palermo nel suo intervento al convegno.

 

Se n’è parlato nei giorni scorsi a Palermo, dove la Conferenza Episcopale, con l’Ufficio nazionale per i problemi sociali e del lavoro, il servizio nazionale per la pastorale giovanile e la Caritas italiana, hanno voluto organizzare un convegno nazionale in occasione del 15.mo anniversario del “Progetto Policoro”.

 

Il “Progetto Policoro” nasce subito dopo il convegno delle Chiese d’Italia che si tenne, anche in quel caso, a Palermo, quando i tre uffici (quello per i problemi sociali e del lavoro, il servizio di pastorale giovanile e la Caritas italiana) vollero incontrarsi a Policoro, in provincia di Matera, il 14 dicembre 1995 con i rappresentanti delle diocesi della Calabria, Basilicata e Puglia perché interrogati pressantemente dal tema della disoccupazione giovanile e perché profondamente convinti che “Il Paese non crescerà se non insieme”[1].

 

«Il progetto Policoro – dice Marco Livia delle ACLI, una delle associazione che, insieme a Cisl, Confcooperative, Gioventù operaia critiana, Movimento lavoratori di Azione cattolica e Coldiretti animano fin dall’inizio questo progetto – costituisce una nuova forma di solidarietà e condivisione, che cerca di contrastare la disoccupazione, l’usura, lo sfruttamento minorile e il lavoro nero».

«I gesti concreti del progetto – continua Livia – sono vie di solidarietà che si stanno percorrendo anche in un’ottica di reciprocità tra le realtà del Nord e del Sud del Paese e tra le stesse diocesi del Mezzogiorno».

In un momento storico ma anche economico e politico molto difficile parlare in questo modo fa tremare i polsi: a coniugare il Vangelo e il lavoro oggi, qui a Palermo, in Sicilia e nel Mezzogiorno ci vuole coraggio o faccia tosta.

 

«C’é bisogno soprattutto di persone – incalza mons. Mariano Crociata, segretario generale della Conferenza episcopale italiana – di giovani capaci di assumere un progetto di vita che susciti e realizzi iniziative di sviluppo personale e sociale». Insomma é urgente mostrare nei fatti che essere cristiani non significa vivere nel chiuso della sacrestie, ma, aggiunge mons. Crociata, «offrire non un Vangelo consolatorio, ma un Vangelo che aiuti a cambiare mentalità sul significato del lavoro».

 

Allora é una questione di coraggio, di certezza che si può cambiare e che il male, qualunque male può essere fermato. Mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Boiano e già vescovo di Locri, in Calabria richiama le radici di questi anni, oltre il convegno delle Chiese d’Italia del 1995 a Palermo: «il 27 maggio 1993 nella Valle dei Templi ad Agrigento, quando il Papa gridò “verrà un giorno il giudizio di Dio” e nel settembre dello stesso anno venne ucciso a Palermo don Pino Puglisi».

 

Questo dolore e questa amarezza, si chiede con passione Bregantini, potranno divenire dolcezza? «Sì – dice l’Arcivescovo di Campobasso – ma non basta la presenza affettiva. Ci vuole anche una presenza effettiva delle banche, del credito cooperativo, che danno fiducia alle idee dei giovani imprenditori».

 

Gli fa eco mons. Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina, che auspica una maggiore presenza del microcredito per sostenere le idee dei giovani e per far crescere questa presenza effettiva, perché é possibile «contro tutti i motivi di scoraggiamento – diceva mons. Crociata nel suo intervento – immettere nel tessuto delle relazioni e della vita sociale un fermento di rinnovamento».

 

Il coraggio della speranza. La certezza che si può cambiare. Quindici anni non sono molti, ma in queste nostre terre che qualcuno vuole condannate all’eterno presente e alla disperazione, sono un patrimonio da tenere ben saldo. L’altra sera, organizzata da Cisl, Movimento cristiani lavoratori e Acli, si é svolta anche a Palermo una veglia di preghiera per il lavoro e per i giovani disoccupati.

 

Daria, neolaureata in medicina, racconta la sua determinazione a non volersi piegare alla malapianta della raccomandazione per entrare in una scuola di specializzazione. Lo fa assumendosene le conseguenze, ma lo fa, ed é il metodo che funziona, non da isolata, ma dopo essersi confrontata nella sua comunità. Questo metodo é venuto fuori anche al convegno del Progetto Policoro e convince perché la nuova società non solo deve nascere e nascerà, ma dovrà essere frutto di una esperienza comunitaria.



[1] La Chiesa italiana e le prospettive del Paese, 8

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