Standing ovation per Morricone

Un bella vittoria per l’Italia dell’arte. Un musicista colto e aperto a tutte le suggestioni strumentali. Finalmente arrivata la statuetta per Di Caprio. I film premiati (tra cui Il figlio di Saul e Il caso Spotlight) e i grandi esclusi
Morricone

Non è bastato l’Oscar alla carriera, per onorare il percorso di un musicista colto e aperto a tutte le suggestioni strumentali – classica rock folk jazz – con oltre 500 composizioni. Dai successi con le colonne sonore degli spaghetti-western di Sergio Leone degli anni Sessanta del ‘900, passando via via per Pasolini, Pontecorvo, Bertolucci, e lavori internazionali come Mission, Gli Intoccabili, Frantic, per poi tornare in Italia con Nuovo cinema paradiso, Malena, La leggenda del pianista sull’oceano.

 

Ora ha vinto il suo primo Oscar per la colonna sonora dell’originale film di Tarantino The Hateful Eight. Stanotte, accompagnato dal figlio, è salito emozionatissimo sul palco del Dolby Theatre a Los Angeles nella serata degli Oscar presentata dall’attore afroamericano Chris Rock a ritirare la famosa statuetta. Morricone, 87 anni, l’ha dedicata alla fedele compagna di una vita, la moglie Maria.

 

Una bella vittoria per l’Italia, e per l’Italia dell’arte, patria della musica che Morricone conosce così bene, miscelando originalmente antico e contemporaneo senza mai ripetersi: un tema semplice, principale, variato in mille accoppiamenti strumentali così da sembrare ogni volta nuovissimo, eppure riconoscibile. Un’idea compositiva di matrice wagneriana, ma che Morricone, da abile costruttore di trame sonore, ha reinventato magistralmente.

 

E finalmente ce l’ha fatta anche Leonardo Di Caprio, miglior attore protagonista di RevenantRedivivo di Inarritu, premiato anche come miglior regia e miglior fotografia e già vincitore l’anno scorso con Birdman.

 

Meritatissimo Oscar per un attore-divo, ex enfant prodige, ex rivelazione mondiale con Titanic (1997) e poi passato attraverso ruoli disparati ma sempre opportunamente scelti e interpretati con grande bravura: dal tragico alla commedia, dallo storico al brillante al thriller, attraverso le interpretazioni molto personali e coinvolgenti di una vera star. Fra gli ultimi, la straordinaria performance in The wolf of Wall Street ed in Revenant la trasformazione totale nel selvaggio redivivo tra le nevi del primo ‘800 americano.

 

Ma ci sono anche altri premi da non dimenticare. Primo fra tutti Il figlio di Saul dell’ungherese Làszlò Nemes come miglior film straniero, storia dolorosa dell’inferno  nei campi di concentramento nazisti; Il caso Spotlight, miglior film e migliore sceneggiatura, sul caso americano dell’inchiesta sui preti pedofili (presenti in sala i veri giornalisti); e poi la miglior attrice protagonista Brie Larson per lo struggente Room (in uscita questa settimana) e i migliori attori non protagonisti: Mark Rylande per il trhiller Il ponte delle spie ed Alicia Vikander per il mèlo The Danish girl, senza dimenticare il miglior film d’animazione Inside out e i sei premi tecnici vinti da Mad Max-Fury Road.

 

Grandi esclusi: Creed di Stallone, Carol, The Martian. Tutto sommato, oltre le polemiche sull’eccessiva presenza dei “bianchi”, l’88a edizione ha premiato lavori di valore. Argomenti variegati come è variegata la vita, con un occhio particolare al tema della sofferenza in famiglia (Room), nella storia (Il figlio di Saul, Revenant), nella società (The Danish girl, Il caso Spotlight). Bei film, alcuni davvero da non perdere.

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