Staccarsi da terra

Volare è una scienza, ma anche un'impagabile emozione. Per il cuore, gli occhi e l'anima, soprattutto nei periodi di vacanza.
Staccarsi da terra

Rimarrà sempre – lieve e prepotente – uno dei sogni racchiusi in qualche anfratto segreto dell’anima d’ognuno: inabissarsi nel cielo, come fanno gl’insondabili falchi. Il desiderio di volare, di scivolare al di fuori dei confini del territorio – che in un certo modo è anche desiderio di cielo, di libertà assoluta – riporta al mito di Icaro. Il quale però non per desiderio, volò, ma per pura necessità.

Suo padre Dedalo aveva costruito su ordine di Minosse, re di Creta, il labirinto per rinchiudervi il pauroso Minotauro, mezzo uomo e mezzo bestia. Il mostro venne sconfitto dal giovane ateniese Teseo, per cui Minosse montò su tutte le furie e incolpò Dedalo, rinchiudendolo col figlio Icaro nello stesso labirinto.

L’ingegnoso Dedalo costruì allora due paia d’ali tessute di leggere piume d’uccello e le attaccò con profumata cera alle spalle e alle braccia sue e del figlio. Quindi si librarono nell’aria scuotendo le ali.

Ma Icaro, inebriato dal volo, si spinse sempre più su, su, finché il calore del sole sciolse la cera. Cadde, Icaro, nel mare, e la schiuma delle onde lo ricoprì. Dedalo, sconsolato, atterrò a Cuma. Chissà perché però, nell’immaginario collettivo, all’idea del volo è associato il nome di Icaro e non quello di Dedalo, che la traversata volante la compì con successo!

Forse perché il volo non è solo tecnica: è soprattutto fascino. E senza cedere al dirompente impulso di lasciarsi sedurre dalla voglia di raggiungere obiettivi sempre più alti, di spingersi sempre un po’ più su, l’uomo non avrebbe mai volato, non avrebbe mai saltellato sulla Luna.

 

Oggi, a farsi sedurre dallo stesso moto dell’anima che affascinò Icaro, è stata la città di Torino, che ha ospitato a inizio giugno la terza edizione dei Giochi mondiali dell’aria (Wag 2009). Alianti, mongolfiere, deltaplani, parapendii, paracadutisti, aerei che si sono contorti in acrobazie mozzafiato, elicotteri, ultraleggeri, aeromodelli ed experimental (velivoli di costruzione amatoriale e aerei storici restaurati o ricostruiti): tutti a gareggiare nel cielo piemontese incorniciato dalle splendide Alpi.

«Volare… nel blu dipinto di blu, felice di stare lassù»: 400 sportivi provenienti da 40 Paesi – i migliori dal mondo nelle loro specialità – si sono contesi i 25 titoli di “Campione dei Giochi mondiali dell’aria”.

E il pubblico, circa 300 mila spettatori, è rimasto col naso all’insù ad ammirare il cielo di Mondovì punteggiato di leggere e variopinte mongolfiere; a stupire di fronte alle spericolate esibizioni di parapendio ad Avigliana, con lo sfondo della superba Sacra di san Michele; ad ammirare la prima capitale d’Italia, che ritorna a prendere il volo.

Ma se volare è una scienza – che richiede alta creatività, ingegno e tecnologia –, rimane pur sempre un’imitazione. Del volo degli uccelli. Che, come canta Battiato, «aprono le ali/ scendono in picchiata atterrano meglio di aeroplani/ cambiano le prospettive al mondo/ voli imprevedibili ed ascese velocissime/ traiettorie impercettibili…».

E il volo degli uccelli ha accompagnato le Olimpiadi di Torino: dall’apertura, con una esibizione d’uccelli rapaci ammaestrati che si sono anche posati sulla testa di alcuni spettatori lievemente preoccupati; alla chiusura, col delizioso spettacolo di Cristian Moullec che vola sul trike accompagnato dalle sue oche. Mentre una graziosa atleta, chiamata Wing Walzer, sfida i volatili eseguendo a corpo libero, sopra l’ala d’un biplano, un’audace coreografia d’acrobazie.

Accanto a me, sul prato d’erba di fronte al lago di Avigliana, una giovane atleta mi confida la sua emozione: «Volare liberi nell’aria con il solo rumore del parapendio che ti sostiene e godere d’un panorama unico di sotto… è impagabile! Ancora più bello è farlo nel contesto d’una manifestazione così importante, con tanti altri atleti e con un pubblico così appassionato». Il sogno di Icaro continua. E contagia.

 

 

Torino e l’aeronautica

 

Torino ha una grande tradizione aeronautica: si può ben dire che proprio qui è nata e s’è sviluppata l’aviazione italiana. Il primo volo a motore in Italia, effettuato dal francese De Lagrange, fu organizzato a Torino; nel 1909, dal campo di Venaria Reale, Mario Faccioli effettuò il primo volo italiano; da Torino partì il primo volo di linea italiano, il Torino-Trieste, effettuato con idroplani; da Torino partì il primo volo della compagnia aerea nazionale Lai, diventata poi Alitalia.

Tra il 1909 ed il 1913 furono fondate a Torino molte aziende aeronautiche e fabbriche di motori aeronautici, le cui linee di produzione nel 1915 impiegavano ben 24 mila lavoratori! E questa tradizione continua tuttora con le varie aziende del Distretto aerospaziale piemontese, che si muovono anche sulle aree più innovative: dal volo automatico con aerei senza pilota, ad aerei a energia solare, o a motore elettrico alimentato da celle a idrogeno.
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