Come sta Alex Zanardi?
Lo avevamo visto dare vita ad una delle sue innumerevoli puntate di “adrenalina nobile”: una passeggiata attraverso l’Italia per incoraggiare ed evidenziare la generosità della popolazione in vista della ripartenza dopo il lockdown da Covid-19. Poi però, quella “staffetta tricolore” organizzata dal grande Alex Zanardi con amici e atleti disabili del suo team Obiettivo 3, si era trasformata in tragedia: era il 19 giugno.
Da allora è passato un mese, tra l’ansia per le sue condizioni e lo sbigottimento dinanzi ad una malaugurata sorte che sembra non dare tregua a questo portentoso uomo, prima che strepitoso atleta da guinness: inutile rimuginare su un beffardo destino che pare cercare di buttare giù una delle più luminose icone dello sport a 360° del nostro tempo. Piuttosto, dove può arrivare la “fame di vita” di Alex, adesso?
Sono stati interminabili, nella terapia intensiva dell’ospedale di Siena, i giorni scanditi dai bollettini dei medici e alimentati dalle sconfinate speranze di quanti sognano di vedere in un certo qual modo tornare una seconda volta alla vita, dopo tre interventi chirurgici alla testa, il leggendario Zanardi. A un mese dall’incidente, sappiamo però che da qualche giorno l’equipe medica che lo segue ha iniziato ad abbassare il dosaggio dei farmaci per risvegliarlo dal coma farmacologico.
In accordo con la moglie Daniela e il figlio Niccoló, i medici hanno iniziato la fase più delicata, quella del risveglio: solo una volta terminata, sarà possibile capire l’entità e le eventuali conseguenze dei danni neurologici riportati alla testa e alla vista da Zanardi, a causa dell’impatto con il camion disgraziatamente incrociato frontalmente. Solo una volta completata questa fase, potrà essere individuato dai medici il percorso riabilitativo più idoneo, che con tutta probabilità avverrà in un centro specializzato lontano da Siena.
Certo, tornando a un mese fa, la nota più beffarda di quel soleggiato 19 giugno pare proprio il ricordo di quel suo «è la più bella giornata della mia vita» sussurrato agli amici prima di partire. Poi, verso le 17, mentre con la sua handbike attraversa in Val d’Orcia la SP146, che da Pienza conduce a San Quirico per una delle tappe che lo avrebbe dovuto portare a Castelnuovo dell’Abate (pochi chilometri da Montalcino), ecco la sbandata in curva, con la perdita di controllo del velocipede e lo schianto contro il tir che transitava in direzione opposta.
Ora, la ragionevolezza impone di non illuderci, di fronte a condizioni apparse subito disperate e gravissime, per ammissione del medico di passaggio che gli prestò i primi soccorsi insieme alla moglie Daniela, giunta dal seguito della staffetta. Ma sappiamo anche quanti limiti, la suddetta ragionevolezza, sia stata costretta a “rivedere” per la tenacia fuori dal comune del mitico Alex… Questo, non può non dare ancora speranza di vedere Zanardi scrivere altre pagine memorabili, per quanto diverse possano essere.
Impossibile, ad oggi, sapere cosa resterà di quei tragici 14 minuti in attesa dell’elisoccorso Pegaso, con a bordo i soccorritori che lo intubarono per portarlo all’ospedale di Siena. Cosa di quelle prime diagnosi, che evidenziarono subito traumi cranici importanti e diverse fratture anche al volto. Sappiamo di più interventi neurochirurgici, ma anche del suo essere già “un esempio” per il mondo, come scritto personalmente da Papa Francesco in una lettera.
Sappiamo di condizioni sempre stabili dal punto di vista metabolico, ma anche di come venga aiutato a respirare meccanicamente e di come a preoccupare siano le sue condizioni neurologiche, le stesse che i medici non hanno mai smesso di definire gravi. Ma sappiamo anche che, giorno dopo giorno, il suo fisico da atleta si stabilizza: inizia la strada del risveglio, quella di Alex Zanardi. Quella di un uomo che ha riscritto l’idea di “possibile” e di “limite”: quella continua storia di sostegno indiretto a chi, leggendo della sua vita, aveva ritrovato la forza. Quella storia lì, non vediamo l’ora di aggiornarla ancora, al più presto, con lui.