Sport senza frontiere si apre ai minori in isolamento da Covid
Il Covid ha creato nuove esigenze e anche il terzo settore si è dovuto rinnovare. Così Sport senza frontiere, Onlus che si occupa di integrazione sociale e diritto allo sport per minori in condizioni di disagio, ha aperto il progetto Joy anche ai ragazzi in isolamento psico-sociale per via della pandemia. Si tratta di diverse iniziative con il mimino comun denominatore dell’attività fisica e motoria per restituire ai ragazzi il diritto al movimento e alle relazioni con i loro coetanei.
Il distanziamento e la scarsa socialità hanno causato, soprattutto nei giovanissimi, ricadute sulla salute fisica e mentale. Sport senza frontiere ha vissuto durissimi mesi di chiusure e limitazioni scegliendo di restare in ogni modo possibile accanto agli oltre 400 bambini e alle loro famiglie che segue in città come Roma, Napoli, Milano, Torino, Bergamo e Trento.
«Il progetto Joy – spiega il direttore generale di Sport senza frontiere Sandro Palmieri – ci ha permesso di estendere il nostro intervento ampliando la platea dei beneficiari e includendo non solo i bambini provenienti da contesti di disagio socio-economico, ma anche ragazzi in condizione di isolamento psico-sociale: la piaga più diffusa tra i giovanissimi a causa dei lockdown e delle chiusure». Durante i mesi di maggiori restrizioni i volontari di Sport senza frontiere hanno cercato di essere presenti con il sostegno allo studio e con l’aiuto educativo e tecnologico. Sono stati distribuiti centinaia di tablet e connessioni per permettere ai ragazzi di connettersi e seguire lezioni e attività.
«I lunghissimi mesi di lockdown e distanziamento – dichiara Alessandro Tapa presidente di Sport senza frontiere – ci hanno costretti a ripensare il nostro intervento che, per forza di cose, si basa sulla vicinanza fisica, l’incontro e l’attività di contatto». Infatti non appena è stato possibile si è cercato di riprendere le attività in presenza. «Se tutto ciò ha funzionato, è grazie a un approccio olistico, capace di aggredire tutti i problemi. Difficoltà che i bambini, specie quelli di aree a rischio e che provengono da situazioni famigliari o abitative precarie, vivono»
Il progetto Joy prevede servizi differenti. Il Joy summer camp è, appunto, un summer camp multi sportivo a vocazione sociale, nato nel 2017 a Terminillo (Rieti) col preciso intento di sostenere le famiglie colpite dal sisma. Si è poi trasformato in un progetto estivo permanente, un laboratorio socio-educativo che utilizza lo sport come strumento di coesione, inclusione ed educazione.
I JoyPoint sono centri estivi a vocazione sociale, creati in collaborazione con la rete di società sportive di Napoli, Roma, Milano, Bergamo e Torino. Sono incentrati sull’attività ludico-motoria e lo sport al fine di contrastare il gap motorio, cognitivo e relazionale conseguente al periodo di isolamento.
Poi ci sono i week end Joy Nature, mini-campi formativi, della durata di un fine settimana per rimettere in vita le potenzialità psicofisiche, motorie e relazionali di bambini e adolescenti, superare eventuali ansie e paure nate a causa dell’emergenza sanitaria.
Infine i laboratori educativi Joy Lab per aiutare i minori a sviluppare strumenti fondamentali per la loro crescita. Condotti da psicologi, si dividono in: “Laboratori di espressione e movimento creativo”; “Laboratori digitali e audiovisivi” e “Laboratori di educazione green con una attenzione all’ambiente”.