Sport e cambiamento climatico

Gli eventi sportivi contribuiscono al cambiamento climatico, che a sua volta li influenza.
Iga Swiatek della Polonia in azione durante la sua partita di semifinale del singolare femminile di tennis contro Qinwen Zheng della Cina ai Giochi Olimpici di Parigi 2024, Francia, 01 agosto 2024. Foto: EPA/RONALD WITTEK via Ansa

È acclarato che le emissioni inquinanti prodotte dallo sport contribuiscono in modo significativo ai cambiamenti climatici, ma dall’altro le ondate di calore e altri fenomeni meteorologici estremi incidono negativamente sulle competizioni sportive, nonché sulla salute e sulle prestazioni degli atleti.

Infatti, un mondo sempre più caldo con modelli meteorologici imprevedibili significa gare rinviate e competizioni annullate, che possono essere altamente dirompenti per le organizzazioni sportive e deludenti per atleti e spettatori. Sono milioni le persone, così come le organizzazioni che gestiscono impianti e attività sportive, che hanno già sperimentato gli effetti del cambiamento climatico sul loro sport, che non potrà che aumentare con il tempo.

Gli effetti del cambiamento climatico sono particolarmente evidenti nel corso dei grandi eventi sportivi. Pensiamo, ad esempio, agli Australian Open 2020, quando la scarsa qualità dell’aria causata dagli incendi ha costretto alcuni giocatori di tennis a ritirarsi dal torneo. Analogamente, la US Tennis Association ha introdotto la cosiddetta politica di calore estremo dopo gli US Open del 2018, per consentire ai giocatori pause periodiche in occasione di alte temperature.

Ancora, più di recente, durante i Campionati Europei di Calcio UEFA 2024, in Germania, una partita ha dovuto essere sospesa a causa di un forte temporale con forti piogge, fulmini e grandine, mentre al torneo di calcio Copa América del 2004, negli Stati Uniti, un arbitro è svenuto in campo a Kansas City, a causa del calore elevato e dell’umidità.

D’altronde, le ondate di caldo estremo non influiscono solo sugli sport estivi. Secondo uno studio del 2022, metà delle città che hanno ospitato le Olimpiadi invernali potrebbe non essere in grado di ospitare nuovamente i giochi olimpici invernali entro il 2050, a causa della mancanza di neve e ghiaccio. Inoltre, se pensiamo allo sport praticato a livello locale, sono sempre più frequenti fenomeni come stagioni sciistiche ristrette a causa della mancanza di neve o della cancellazione di lezioni e pratiche sportive a causa di forti piogge e piazzole allagate.

Indubbiamente, sono proprio i grandi eventi sportivi ad avere enormi impronte di carbonio: volare da e per gli eventi, costruire stadi, produrre attrezzature sportive, nonché i rifiuti generati dai partecipanti e dagli spettatori hanno un impatto ambientale significativo.

Per esempio, è stato stimato che le Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016 hanno rilasciato 3,6 milioni di tonnellate di CO2, mentre la Coppa del mondo di calcio in Russia FIFA 2018 ha rilasciato 2,16 milioni di tonnellate do CO2, equivalenti alle emissioni di gas a effetto serra di oltre 465.000 automobili in circolazione per un anno intero. Gli organizzatori dei Giochi Olimpici di Parigi del 2024 hanno assicurato che le emissioni dell’evento saranno ridotte del 50% rispetto alla media dei Giochi Olimpici di Londra del 2012 e di Rio de Janeiro del 2016, in linea con l’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.

Sebbene gli organizzatori di questi macro-eventi sportivi manifestino attenzione alle questioni climatiche, alcuni ricercatori hanno espresso seri dubbi sull’esattezza delle affermazioni di neutralità in termini di emissioni di carbonio, per esempio in occasione della Coppa del mondo di calcio in Qatar FIFA 2022, senza considerare il numero di morti, nascosto, dei lavoratori stranieri che hanno costruito gli impianti sportivi, deceduti proprio a causa del caldo estremo.

Questo è solo un esempio di affermazioni sul clima sottoposte a controllo e ha portato alla coniazione di un nuovo termine: sportswashing. Lo sportswashing (lavaggio sportivo, ndr) è strettamente legato al greenwashing (lavaggio verde, ndr) utilizzato dalle grandi imprese per mostrare ingannevolmente i propri impegni ambientali, ed è una tattica utilizzata per migliorare la reputazione di un Paese o di un’organizzazione attraverso lo sport.

Un attivista di “Amnesty International” (AI) durante una protesta di fronte alla Porta di Brandeburgo a Berlino, Germania, 23 ottobre 2022. Foto: EPA/CLEMENS BILAN via Ansa

Il potenziale dello sport per aiutare il clima non riguarda solo la riduzione dell’impronta di carbonio degli eventi, ma anche la promozione della consapevolezza e dell’azione per il clima tra i milioni di appassionati di sport. In Europa, il calcio è lo sport più popolare e, quindi, ha il potenziale per raggiungere un vasto pubblico e spingerlo verso una maggiore consapevolezza delle questioni ambientali, cambiando i rispettivi stili di vita.

Nel 2022 la UEFA, l’Unione delle federazioni calcistiche europee, ha collaborato con la Commissione europea nel sensibilizzare sul risparmio energetico e lanciare le nuove linee guida sulle infrastrutture calcistiche sostenibili nell’ambito della strategia per la sostenibilità del calcio 2030. Ancora, un progetto cofinanziato dall’Unione europea (Ue), chiamato “Tackle di vita”, mira a migliorare la gestione ambientale delle partite di calcio e ad aumentare la consapevolezza dei cambiamenti climatici, dialogando con le principali organizzazioni interessate, raccogliendo le migliori pratiche e sostenendo le federazioni calcistiche nazionali per cambiare il modo in cui vengono organizzati gli eventi calcistici.

Anche gli sport motoristici hanno iniziato a sperimentate forme più rispettose dell’ambiente, con competizioni con motori elettrici o, come nel caso del Campionato del mondo di rally, utilizzando auto ibride elettriche combinate con carburanti sintetici a basse emissioni, dimostrando che tali soluzioni possono essere sia sostenibili che meglio performanti delle auto a benzina.

È anche vero che un crescente numero di persone considerano l’importanza di portare lo sport ad essere più rispettoso del clima. Le organizzazioni sportive, i tifosi e gli atleti possono tutti svolgere un ruolo nel resistere allo sportswashing, considerando gli organismi sportivi responsabili delle loro affermazioni sul clima e impegnandosi in un’azione significativa per il clima.

Del resto, considerando che gli eventi sportivi hanno miliardi di spettatori, oltre che migliaia di giocatori, atleti o facilitatori in tutto il mondo, proprio lo sport è un volano per sensibilizzare e influenzare i comportamenti delle persone, facendo loro acquisire consapevolezza della problematica e intraprendere azioni che contrastino il cambiamento climatico.

Infatti, molti atleti e star dello sport hanno iniziato ad utilizzare la propria immagine e le proprie piattaforme social per sensibilizzare al cambiamento climatico e ai suoi impatti, dando l’esempio di stili di vita sostenibili o impegnandosi direttamente nell’attivismo climatico. Nell’Ue, diversi sportivi professionisti sono diventati ambasciatori del patto europeo per il clima, assieme ad attori, cantanti, artisti, attivisti, appassionati dell’azione per il clima e impegnati a contrastare il cambiamento climatico.
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